di Miriam Iacovantuono

Da decenni l’Italia è vittima del calo demografico e dello spopolamento per abbandono volontario o forzato da parte dei suoi abitanti. Ma è in atto anche una migrazione interna che, come una bussola, va verso una direzione unica e riguarda uno spostamento di massa di cittadini che dalle regioni del Sud si spostano verso quelle del Nord del Paese. Un fenomeno che ha interessato negli anni anche il Molise, dove le diverse generazioni hanno raggiunto città più grandi spostandosi verso il nord della regione. Ed è così che i paesi interni hanno subito un calo demografico, creando una sorta di abbandono che ha distolto l’attenzione anche su quello che è il patrimonio culturale e naturale dei piccoli centri, a produzione agricola, culturale ed enogastronomica, che andrebbe tutelata per salvaguardare le connotazioni identitarie.

Partendo da questo concetto è nato il termine ‘restanza’ coniato dall’antropologo Vito Teti proprio per indicare un restare che diventa atto di resistenza.

E proprio su questo concetto che nel gennaio del 2020 in Salento è stata lanciata ‘Daìmon: a scuola per restare’. Gianluca Palma, tra gli ideatori dell’iniziativa che è nata in seno alla ‘Scatola di Latta’, spiega che è una scuola senza porte né finestre, senza pagelle e attestati, senza compiti e calendari da rispettare, diffusa nei paesi e nei paesaggi d’Italia e disseminata nei campi, nelle cantine e nelle botteghe.

“E’ nata dopo anni di passeggiate tematiche e di iniziative civico culturali dal basso, mira ad ampliare il proprio raggio d’azione a tutta l’Italia, con una particolare attenzione al Sud e al Centro, stimolando risposte creative al problema dello spopolamento e creando una rete reale e virtuale di persone e realtà che abitano attivamente i territori”.  

Dunque il concetto chiave è quello di resistere e restare anche con un entusiasmo da viaggiatore. Emozionarsi, entusiasmarsi nel vivere il proprio paese ogni settimana, ogni giorno, cogliendo l’invisibile, ciò che spesso ci sfugge, trovando nuovi significati, rinnovando in modo propositivo, rispetto e cura per il territorio. Il primo passo da fare è imparare ad abitare bene se stessi, per poi sviluppare una sensibilità civica attenta anche verso l’esterno. Non si tratta di una pigrizia, né di una resistenza passiva o rassegnata, ma di un atteggiamento attivo e propositivo, da praticare nella quotidianità. L’obiettivo è quello di lavorare a una ridefinizione continua dell’ambiente, recuperando e rigenerando il paesaggio in relazione alla presenza dell’uomo, in piena armonia.

Mentre interi paesi sono diventati, o stanno diventando borghi fantasma, e le città medio-grandi si apprestano a diventare metropoli, prive di spazio vitale, i paesi diventano più che mai una risorsa e un’opportunità. Sono luoghi ideali in cui sperimentare politiche innovative da un punto di vista civico, sociale ed economico, in cui costruire comunità con cui parlare del futuro, immaginarlo e costruirlo insieme.

“‘Daìmon, la scuola per restare’, si propone di andare a conoscere alcune delle persone e realtà che già abitano in maniera responsabile i propri territori, favorendo occasioni di confronto fra diverse comunità, approcci, individualità. I partecipanti, inoltre, saranno chiamati a ricoprire il duplice ruolo di corsisti e maestri, apprendendo, condividendo e contaminando saperi e pensieri”.

Una scuola che oggi conta 300 iscritti e approfittando del periodo di lockdown e attraverso video lezioni incontri, si stanno scoprendo numerose realtà attive in ambiti che vanno dalla rigenerazione urbana alla sperimentazione di vecchie e nuove pratiche agricole.

Dopo la pubblicazione del manifesto, redatto grazie alla collaborazione di Elisabetta Donno, Cristina Carlà, Maria Lucia Musca, Claudia Ferrari, Giulia del Giudice Greco, Valeria Puzzovio, Ilenia Cotardo e tanti altri sostenitori, la scuola è partita con degli incontri conviviali e sperimentali, prima in Puglia e in Basilicata poi ad agosto in Calabria.

“Ci auguriamo che dopo questo periodo vi sia l’occasione di tenere degli incontri comunitari anche in Molise. Una delle regioni più belle, interessanti e preziose d’Italia caratterizzata da una biodiversità naturale, culturale e con risorse materiali e immateriali da mettere in relazione con l’Italia intera”.

Una opportunità per il nostro territorio regionale che può far emergere quel patrimonio culturale e sociale che sta diventando sempre più nascosto. E lo si potrebbe apprendere in quei luoghi caratteristici come cantine o botteghe, campi o vicoli. Quelli che un tempo erano il cuore pulsante del territorio. Là dove erano concentrati il lavoro e i rapporti sociali.

Una restanza dunque che, anche se non promette una rivoluzione, vuole indicare la strada per costruire dei presidi contro l’impoverimento culturale e sociale. Vuole essere un punto di partenza per accogliere, ma anche per fare rete. Un luogo dove dialogare, scambiare saperi e conoscenze. Dove arricchirsi. E così se in Molise nascesse una scuola della restanza sarebbe una buona opportunità per chi vorrà abitare non solo poeticamente, ma anche e soprattutto in modo civico i propri territori. Un’opportunità anche per chi vorrà dare pienezza al proprio restare o tornare.

Gli eventi in programma di ‘Daìmon: a scuola per restare’

26 novembre alle 21e21: “Don Chisciotte esce di casa per diventare un cavaliere e scopre quanto lunga è la strada”. Noi, le strade, il groviglio di un mondo senza finalità.  

2 dicembre alle 21e21: Lettere meridiane: breve viaggio letterario nel Sud Italia con Francesco Bevilacqua

9 dicembre alle 21e21:   Artigiani dell’immaginario, innovazione sociale e rigenerazione urbana mediante la valorizzazione del patrimonio culturale con Agostino Riitano

11 dicembre alle 18e00: Quante storie in un scatola: viaggio fotografico, poetico, civico fra i luoghi, le storie e le persone “belle” del Meridione che abbiamo incontrato e conosciuto dal 2014

17 dicembre: La nostalgia e il senso dei Luoghi a cura di Vito Teti con Alessandro Cannavale e Nicola Grato