di Miriam Iacovantuono

Sono passati poco più di tre mesi dalla riapertura della scuola e dall’avvio del nuovo anno scolastico. Un’estate a capire quali sarebbero state le giuste misure da adottare per evitare che si creassero dei cluster all’interno degli istituti scolastici. Con il suono della prima campanella tutto è stato messo in pratica e se per il Ministro Azzolina la scuola rimane un luogo sicuro, il virus è arrivato tra i banchi. In diverse parti d’Italia e anche in Molise si sono registrati contagi tra alunni e docenti. Nella nostra regione in queste settimane abbiamo dato comunicazione delle diverse ordinanze dei sindaci che hanno disposto la chiusura di alcune classi o interi istituti perchè insegnati o studenti sono risultati positivi al covid. Da Bojano a Isernia, da Toro a Portocannone passando per Casacalenda e Vastogirardi fino a Campobasso, per citare qualche caso.

La notizia di ieri (leggi qui) sull’isolamento di 9 classi di una scuola secondaria di primo grado di un istituto di Campobasso perchè a contatto con un docente positivo, ha evidenziato che la situazione nell’ambito scolastico, in generale, è precaria.

In queste ore il governo sta lavorando per poter riportare tutti gli studenti in classe il prima possibile e a sostenerlo è anche la ministra Azzolina che, rispondendo alle domande degli studenti su Instagram, ha detto che le scuole riapriranno “quanto prima, è importante farlo. Serve prudenza, dobbiamo essere cauti e prendere delle scelte. La scuola è una priorità per il Paese, ne va del vostro futuro”. E la data ipotizzata per il rientro a scuola di tutti gli studenti è quella del 9 dicembre. A storcere il muso, però sono le regioni che hanno ritenuto di suggerire al governo di procrastinare al 7 gennaio ogni eventuale ripresa della didattica in presenza per chi oggi è ancora in didattica a distanza.

La situazione dunque è difficile e cresce la preoccupazione delle famiglie. Sono in molti a sostenere che l’ambiente scolastico non è sicuro e non è stato fatto nulla per renderlo tale. Se diversi dirigenti scolastici assicurano che nel momento in cui viene ufficializzata la positività di un alunno o docente, vengono attivate tutte le procedure – dall’isolamento alla sanificazione – i genitori non si sentono tranquilli. Il timore nasce anche dal fatto che qualora un figlio abbia contatti con un positivo all’interno della scuola, il contagio può essere portato in famiglia, ai genitori e altri fratelli e quindi può essere prorogato in altri ambienti. Una catena che potrebbe quindi aumentare sempre di più. Sono molti infatti a sostenere, così come evidenziato anche dal movimento ‘Lanterne e grembiulini’, che il sistema sanitario non ha garantito in toto le tre T, in modo tempestivo. Evidentemente sarebbe stato necessario investire su nuovi spazi, infatti quello che viene contestato sono gli spazi e gli alunni per classe, ma anche l’immissione in ruolo dei docenti. Sarebbe stata necessaria, dunque, una tutela maggiore rispetto a quella declamata, per evitare gli effetti che si stanno riscontrando in queste settimane.

E allora viene da chiedersi, come per il sistema sanitario, anche in ambito scolastico, la pandemia ha evidenziato una precarietà che per troppo tempo è rimasta nascosta?

Probabilmente le scelte sbagliate che sono state fatte negli anni, tra cui i tagli all’istruzione, stanno (forse) portando delle conseguenze negative anche in questa situazione di emergenza.