di Antonio Di Monaco
Nelle sanità regionali, ormai, il mestiere più di moda è il commissario. Letteralmente, in latino, significa “affidatario”. Ma il commissariamento del commissario è la nuova frontiera che si è aperta in Molise dopo il verbale del tavolo tecnico, che si tenne a Roma il 20 luglio 2012 tra il presidente-commissario molisano, Michele Iorio, e gli alti dirigenti dei ministeri dell’Economia e della Salute, in cui si ratificò la nomina del nuovo commissario ad acta (Filippo Basso), fatta dal Consiglio dei ministri il 7 giugno dello stesso anno. Una decisione scaturita dal fallimento della gestione del presidente-commissario e certificata dagli oltre 40 milioni di disavanzo nel 2011, nonostante la nomina dei sub commissari, Isabella Mastrobuono (Dpcm 9 ottobre 2009) e Mario Morlacco (Dpcm 31 maggio 2011) in affiancamento e la seconda come commissario per il presidente pro tempore della Regione con il sub commissario Nicola Rosato (Dpcm 20 gennaio 2012) in sostituzione della dottoressa Mastrobuono. Non è finita: il 13 aprile dello stesso anno sono arrivate le dimissioni del sub commissario Morlacco arrivando alla nomina del commissario ad acta, Filippo Basso, e alla revisione del mandato commissariale al presidente della Regione pro tempore, Iorio (Dpcm 7 giugno 2012). In parole semplici, il commissariamento del commissario, appunto.
Il 18 marzo 2013, Paolo Di Laura Frattura è eletto presidente della Regione e, con il Dpcm del 21 marzo, nominato commissario ad acta con il sub commissario Gerardo Di Martino (Dpcm 18 maggio 2015) in sostituzione del dottor Rosato. Il nuovo governatore si trovò subito a fare i conti con le inadempienze evidenziate dal tavolo tecnico del 20 luglio dell’anno precedente come la costruzione di una nuova struttura della Neuromed – la clinica della famiglia dell’eurodeputato Pdl ed ex vicepresidente della Regione, Aldo Patriciello suo alleato in campagna elettorale – “di cui i ministeri affiancanti non erano stati messi a conoscenza” e per cui gli emissari del governo chiesero a Iorio se il nuovo padiglione della clinica fosse compatibile con il numero dei posti letto programmati e con gli impegni economici assunti con il Piano di rientro. E, naturalmente, se vi fosse l’autorizzazione edilizia. Sotto la lente del tavolo finirono anche i contratti di attribuzione di incarichi fatti dall’Asrem e l’autorizzazione – da parte della stessa Azienda – dell’istituto del comando. I comandi infatti “sono assimilabili ad assunzioni che l’azienda – viene sottolineato – non può effettuare a norma di legge”.
Il presidente Frattura, per tutta risposta, convocò una conferenza stampa nel giugno 2013 evidenziando che “il commissario Iorio è stato capace dal 2007 al 2013 di contrarre 600 milioni di debiti, di cui oltre 400 in gestione Asrem e circa 160 come mancati trasferimenti dalla Regione alla Azienda sanitaria stessa”. Ma negli anni seguenti si è evidenziata, una volta di più, l’impossibilità di rientrare dal debito (nonostante i tagli, il blocco del turnover e l’imposizione dell’aliquota massima regionale sulle imposte locali) garantendo contemporaneamente i Lea (Livelli Essenziali di Assistenza) che, anzi, peggioravano per i turni di lavoro massacrati cui era sottoposto il personale sanitario, ma soprattutto continuando a garantire l’extra budget ai privati (con pagamenti in media a due mesi e riscossione del dovuto dalle altre regioni per le prestazioni erogate ai loro pazienti addirittura a due anni).
Per cercare di venire a capo di tutto questo, a luglio arrivò il Piano operativo scritto da  Carmine Ruta (nominato soggetto attuatore dell’Asrem pochi mesi prima) e venne presentato a Roma per la verifica del Tavolo tecnico che chiese – un po’ inaspettatamente per certi versi perché in molti pensavano ad una bocciatura – solo una richiesta di integrazioni che soddisfò il presidente Frattura che, però, il 27 agosto firmò una delibera che, in pratica, mise alla porta il soggetto attuatore. Un atto che il M5S, dall’opposizione, bollò così: «Hanno trattato Ruta come fosse un pazzo scatenato e lo hanno scaricato malamente mala vera motivazione non è mai venuta fuori. Il Piano Operativo di Ruta (che riduceva i posti letto a Neuromed e Cattolica, ndr) andava solo integrato e invece il 10 dicembre 2013 a Roma viene inviato un Piano diverso dal precedente. Frattura o chi per lui, raccoglie l’intuizione di Ruta in merito all’integrazione Cardarelli/Fondazione, ma lancia una proposta che svilisce moltissimo la struttura pubblica con l’alibi che bisogna evitare duplicazioni di Reparti (U.O.C.). E, magicamente, tutte le strutture private vengono premiate». (continua)