Nei mesi scorsi, il plasma del sangue dei guariti dal virus, ricco di anticorpi, era stato individuato come possibile chiave per curare, almeno nei casi più seri, i malati di Covid-19. All’ospedale “Carlo Poma” di Mantova, insieme con il San Matteo di Pavia, si era appena chiusa la prima sperimentazione partita all’inizio di aprile su un gruppo di un centinaio di pazienti critici con il protocollo ideato da Cesare Perotti e Massimo Franchini, direttori di Immunoematologia e Medicina Trasfusionale. Non vi erano stati decessi tra le persone trattate, ma solo pazienti che sono migliorati fino a guarire oppure che si sono stabilizzati. Nessuno si è aggravato.

In Molise finora nessun protocollo e tantomeno una sperimentazione di questa cura è stata portata avanti in via ufficiale. Eppure, si parla di una cura che non richiede costi eccessivi, considerando che il plasma è gratis e facilmente reperibile. È un trattamento d’emergenza, forse, ma efficace in diversi pazienti “come accaduto negli ospedali lombardi – ha ricordato il vice presidente del Consiglio regionale, Angelo Primiani, del M5S – dove si è riscontrata una netta diminuzione della mortalità (da una media del 13-20% ad una del 6%). Toscana, Umbria, Lazio, Basilicata e Campania hanno poi avviato la sperimentazione, mentre il Veneto ha creato una banca del plasma. Per questo – ha spiegato – con un’interrogazione abbiamo chiesto al presidente Toma se la il Molise abbia attivato specifici percorsi per il prelievo e la somministrazione di plasma iperimmune. La Regione Molise ha il dovere di non trascurare nessuna ipotesi se in gioco è la vita dei suoi cittadini”, ha concluso.