di Alessandro Matticola

Di “The Nightmare Before Christmas” si conosce oramai solo un aspetto, anzi, un personaggio: il protagonista Jack Skellington.

Ma il significato del film, ideato dal genio di Tim Burton per Walt Disney e diretto da Henry Selick, va oltre quello della celebrazione di Halloween o della contrapposizione del Natale alla festa di fine ottobre.

Partiamo dalla trama, probabilmente non nota a tutti.

Jack Skellington, uno scheletro che vive nel paese di Halloween – interpretato da Chris Sarandon e nella versione italiana doppiato niente di meno che da Renato Zero – è l’organizzatore della festa del 31 ottobre. Da tempo però oramai è stanco di organizzare la solita festa tra spaventi e trabocchetti. E per caso, un giorno dopo la festa, girovagando per il bosco, approda nel paese del Natale. Jack rimane estasiato dalla festa di Natale, tanto da volerla riportare nel mondo di Halloween e così fa rapire Babbo Natale per prenderne il posto. Ma i suoi concittadini non comprendono la festa, tanto che questa è un totale fallimento e anche il Natale viene rovinato. Jack così comprende che solo Babbo Natale può risollevare le sorti e così, dopo non pochi problemi col perfido Bau Bau che lo tiene imprigionato, lo libera riuscendo così a salvare il Natale e il paese di Halloween in dono riceverà la neve.

Dalla trama, il significato del film sembra scontato: il trionfo del bene sul male, della gioia e della luce sulla morte e sulle tenebre, rasserenate anche dal dono della neve candida di Babbo Natale.

Lo stesso Tim Burton spiega che invece il film, che inizia ad avere un suo successo solo nel 2003, a 10 anni dalla sua uscita, è un’esaltazione tra culture diverse e di come queste possano convivere. Il paese di Natale è l’esatto opposto del paese di Halloween, i sentimenti sono gli stessi ma vengono vissuti in modo completamente diversi: non ci sono scheletri che si scambiano ossa e vivono in fredde tombe nella terra, ma dimore calde, accoglienti e luminose piene di gioia e di fraternità. Eppure c’è un unico comune denominatore: tutti sono accomunati dalla festa, dal voler partecipare, dal voler essere felici, nonostante la diversità. Ed infatti alla fine, anche il paese di Halloween festeggia il Natale.

The Nightmare Before Christmas, mettendo in contrapposizione una delle feste più famose della tradizione popolare con la festa principale della tradizione cristiana, guarda esattamente alla base del Natale: la pace, la gioia e la fratellanza tra i popoli almeno in un momento dell’anno, nonostante le differenze, gli attriti e tutto quello che ci si porta dietro durante l’anno. È la celebrazione del cambiamento e della rinascita, quello che Jack Skellington, mantenendo le sue radici e il suo essere, accetta la diversità, ne rimane colpito e la porta nel suo mondo, la condivide con tutti con gioia. E alla fine, anche Babbo Natale buono per sua natura, dona il Natale alla città di Halloween, condivide la sua gioia, il suo essere, le sue tradizioni.

The Nightmare Before Christmas è anche un film sull’attesa, quella che i credenti cristiani hanno iniziato questa domenica con l’inizio dell’Avvento. È un film sul migliorarsi.

Jack Skellington si adopera perché ogni anno la festa di Halloween si migliori, sia sempre più bella e spettacolare, tanto che arriva a darle un tocco in più con l’introduzione del Natale. E tutto l’anno, così come il Sindaco della città e i cittadini di Halloween, viene trascorso nell’attesa e nella preparazione di qualcosa di grande, così come avviene esattamente anche nel paese di Natale: i doni da incartare e da preparare, la slitta da revisionare, le renne da accudire, gli addobbi da appendere.

E’ una metafora perfetta del Natale cristiano e dello spirito del Natale più profondo: quello che porta poi alla fine del vecchio anno e all’inizio del nuovo, che butta via il vecchio e accoglie la novità e la speranza.

Non è un caso che la festa del Natale, che durante il periodo romano veniva festeggiata a primavera, periodo in cui è nato Gesù, sia stata spostata a causa dello “scandalo delle baccanali” alla fine dell’anno. La festa del Natale arrivava in contemporanea con quella di Bacco, una festa goliardica e orgiastica che poco aveva a che fare con lo spirito cristiano della nascita di Gesù. La scelta del 25 dicembre è un simbolismo della luce. Da quella data infatti, l’inverno inizia a fare le valigie e si recupera già mezz’ora di luce al giorno. Fino alla festa di Capodanno che saluta il nuovo che arriva, come il bambino nella mangiatoia che oltre al credo cattolico, simboleggia il futuro.

Tutti aspetti che si ritrovano nel capolavoro di Tim Burton: la luce del Natale che illumina la notte di Halloween ma non va a sopraffarla, anzi, si unisce a lei, diventa un unicum tra due culture.

E’ c’è un ultimo aspetto che possiamo cogliere in questo capolavoro dell’animazione: la certezza che anche in un momento nero come questo, caratterizzato da virus, c’è spazio per un momento di gioia e che soprattutto, alla fine del tunnel, c’è sempre la luce ad attenderci.