di Lucrezia Cicchese

No, non eravamo preparati. Ospedali, medici, Sistema sanitario nazionale e regionale. Una catena di comando governo-regioni contraddittoria. Ma chi vuole polemizzare sugli errori degli altri, si laurei in virologia. Chi sul Sistema sanitario nazionale, organizzi una riforma costituzionale. Ma, per ora, aspettate. Il soggetto di turno che vuol primeggiare a discapito di tutti, questa volta, deve attendere. C’è una riflessione da fare su quanto accaduto e che accadrà.

Tutti hanno sbandierato un modello in questi tempi, ma che presenta luci e ombre. L’errore generale è stato fatto fin dalle prime settimane di pandemia: politiche e azioni attendiste che in realtà equivalevano spesso al “che dobbiamo fare?”, azioni, interventi e comportamenti attuati/non attuati 2-3 settimane dopo. In Molise i cittadini sono stati così bravi, ma doveva arrivare il momento del collasso. Nessuna coesione, nemmeno quando in gioco vi è la salute pubblica.

Ma andiamo avanti.

È mancata la “catena unica di comando”. Tanto che in Molise – come in altre regioni sia chiaro – tutti percorrono strade diverse. Un accento sul numero dei tamponi; dalle modalità di comunicazione dei a pazienti anziani dirottati in piena notte in strutture ospedaliere non attrezzate sia durante la prima fase dell’emergenza che a distanza di mesi. Un federalismo dell’emergenza che, a bocce ferme, dovrà essere oggetto di profonda ed ennesima riflessione politica.

E qui la questione diventa ostica. La politica dovrà finalmente decidere se rilanciare il Servizio Sanitario Nazionale: l’imponente definanziamento della sanità pubblica degli ultimi 10 anni e tutti gli strumenti di privatizzazione occulta (fondi sanitari integrativi, welfare aziendale, accreditamento opportunistico strutture private, etc) hanno lasciato cicatrici molto profonde. Il Molise potrebbe scrivere trattati.
E se mesi ci si interrogava su cosa sarebbe accaduto in Molise, ieri la conferma: il Presidente della Regione Molise ha dato un ultimatum a Giustini. Così attraverso un’ordinanza – n. 50 del 2 dicembre 2020 – obbliga il Commissario, “unico responsabile” della Sanità in Molise, a contrattualizzare le terapie intensive e subintensive già disponibili presso le strutture accreditate, “poiché ad oggi non è stato ancora fatto, si è resa necessaria una mia ordinanza a tutela dei molisani”, ha affermato Donato Toma.

La domanda che si rivolge però al Presidente è se realmente siano in gioco gli interessi dei molisani o, come spesso accaduto, in modo più o meno eclatante, si stia portando avanti la propria istanza tanto che par una guerra tra latifondieri più che voler garantire il diritto alla salute di tutti?