di Lucrezia Cicchese

“Abbiamo emesso l’ordinanza 51 (lo scorso 7 dicembre 2020) proprio per rafforzare le misure di riduzione dei contatti fisici, consci che il periodo natalizio potrebbe farci abbassare la guardia. Dobbiamo essere molto più rispettosi delle regole ed evitare gli assembramenti. Capisco le preoccupazioni del ministro della Salute Roberto Speranza”.
 Così, interpellato dall’ANSA, il presidente della Regione Molise Donato Toma ha detto la sua sull’ipotesi di un rafforzamento delle misure di prevenzione e contrasto al Covid-19 da mettere in campo per le prossime festività a livello nazionale.

E questo messaggio catapulta i molisani in un mondo politicamente ideale, che in Molise né si può rimpiangere e né vagamente ipotizzare come possibilità concreta. La gravità di una situazione o di un problema vorrebbe dai rappresentanti delle istituzioni quel che i romani già decantavano come gravitas alias dignità nell’esercizio della cosa pubblica.

E no, è chieder troppo soprattutto in un momento pandemico di malcelata follia e dichiarazioni spesso di facciata come capitato negli ultimi tempi al presidente Toma. Non c’è nulla da fare: la guerra al covid è diventata una scadente recitazione da telenovela con picchi di “ascolti” su moralismi e messaggi non sentiti. Un circo meditativo permanente, di accuse e contraccuse. Cosa potranno mai nascondere le parole del Presidente?

Ecco. In Molise si è assistito negli ultimi mesi a un continuo impartire lezioni di vita, moralismi e con uomini che hanno offerto copertura a politici che straparlano senza dare reali risposte ai propri cittadini.

E ancora, sappiamo che in Molise si fanno sempre meno tamponi e per i ritardi accumulati nella gestione sanitaria nell’attesa della “seconda ondata” – nel frattempo arrivata con un rischio di una terza – si rischia concretamente di perdere il bandolo della matassa dei contagi e questa volta la responsabilità – uno a caso sia chiaro – non può essere del sindaco di Campobasso, Roberto Gravina.

L’eterna, poi, diatriba sul Vietri di Larino come centro Covid, positivi chiusi in casa con familiari in quarantena obbligatoria, lasciandoli a contagiarsi l’un l’altro, l’economia locale al collasso, famiglie sempre più in crisi e scuole in tilt è possibile che tutto si risolva chiedendo di evitare gli assembramenti?

Ovviamente questo non significa che quanto è accaduto sabato 12 dicembre in Corso Bucci a Campobasso non vada tenuto sotto controllo, perché ciascuno può provocare svariati contagi, ma è evidente che i problemi sono altri. Moralizzare ogni singola parola sta diventando per i molisani motivo di ribellione, quella vera.

La gravitas, ricordiamolo, vorrebbe verità e consapevolezza dell’idea che fare un passo indietro potrebbe equivalere a risollevare le sorti del Molise. Ma si sa, i grandi disastri e le grandi sventure sono sempre ghiotte occasioni per raschiare anche quel fondo che i cittadini vivono ogni giorno.