di Alessandro Matticola

Dopo la musica, un altro pezzo forte del Natale è rappresentato dai film.

Che siano cartoni animati o pellicole del grande schermo, i primi lungo metraggi dedicati alle festività sotto l’albero iniziano ad essere trasmessi oramai già dal primo di novembre, all’indomani dei film dedicati ad Halloween.

E fino al 7 di gennaio, le reti televisive tutte insieme non riescono a mandare in onda tutti i film, i “cinepanettoni”, i cartoni e anche le pièce teatrali dedicati al Natale.

Tra i tanti, oggi vi propongo un confronto tra due delle pellicole più famose e trasmesse in tv durante le feste.

La prima, anche per “anzianità di servizio” è oramai un vero e proprio cult movie. La Rai dedica la notte del 24 dicembre ai cartoni, lasciando il Concerto di Natale in Vaticano a Canale 5, che a sua volta ha delegato ad Italia 1 un film oramai immancabile sotto il presepe. Venne trasmesso dalla Mediaset la prima volta nel 1986, due anni dopo la sua uscita al cinema. Poi venne ritrasmesso di nuovo nel 1989 e dal 1998, ininterrottamente – e non c’è motivo per cui la tradizione debba essere interrotta – viene mandato in onda in prima serata la vigilia di Natale.

Stiamo parlando di “Una Poltrona Per Due”, il classico interpretato da Eddie Murphy e Dan Aykroyd che si sveste dei panni dei Blues Brothers. Film in cui appaiono come attori non protagonisti anche Jamie Lee Curtis, Paul Gleason e soprattutto James Belushi. Spicca poi il cammeo del grande chitarrista blues Bo Diddley, nel ruolo del proprietario del banco dei pegni.

La storia, per chi non la conoscesse, è una sorta di remake de “Il Principe e Il Povero” di Mark Twain. Louis Winthorpe III è un broker di successo di una grande società di Philadelphia. Ricco da far paura, vive nell’agio soddisfacendo ogni suo capriccio. Ai piedi dell’azienda dove lavora, a mendicare come veterano del Vietnam abbandonato dallo stato, c’è Billie Ray Valentine, un senza tetto insolente e imbroglione. Il giorno della Vigilia di Natale, i due si scontrano per caso lungo la strada. Winthorpe pensa di essere stato aggredito e fa arrestare Valentine. Ad assistere alla scena ci sono i due dirigenti della società in cui lavora il nostro broker che decidono di fare una scommessa: Randolph crede che sia l’ambiente in cui una persona cresce a farlo diventare o meno un delinquente, Mortimer invece crede che la cosa dipenda da una predisposizione personale. E così, scambiano di posto i due: Winthorpe si ritrova in mezzo ad una strada dalla sera alla mattina il giorno di Natale e al suo posto va Valentine. Ben presto però Winthorpe scopre l’inganno dei due, pronti a buttare in mezzo ad una strada anche il povero Valentine. E così i due, dopo una serie di peripezie, riusciranno a mettere sul lastrico i due giganti della finanza americana, insieme all’aiuto di Ophelia, una prostituta che era stata assoldata da Mortimer e Randolph per ingannare Winthorpe e di Coleman, il fedele maggiordomo di Winthorpe.

Un altro film molto trasmesso durante le feste, racconta un altro tipo di favola, sempre ambientato nei quartieri alti. Più precisamente, nella 34^ strada di New York, al centro tra i grandi grattacieli di Manhattan. Stiamo parlando appunto di “Miracolo Nella 34^ Strada”. Girato per la prima volta nel 1947 e interpretato da Nathalie Wood che all’epoca aveva 11 anni, ben prima che diventasse l’eroina di “West Side Story” e “Gioventù Bruciata”, viene restaurato e colorato nel 2005 per poi essere inserito nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti D’America. Nel 1994 viene girato un remake, quello che viene trasmesso durante le feste, interpretato magistralmente da Richard Attenborough e da Elizabeth Perkins, Dylan McDermott e Mara Wilson, che aveva già interpretato “Mrs. Doubtfire” insieme a Robin Williams e che dopo questo film interpreterà “Matilda Sei Mitica”.

La storia si apre il 24 novembre, Giorno del Ringraziamento. Un grande magazzino del centro di New York sta per far partire il carro per la celebre sfilata. Chris Kringle, un signore molto distinto e praticamente identico a Babbo Natale, si trova li a guardare la sfilata quando si accorge che l’uomo che dovrebbe interpretare proprio Babbo Natale è completamente ubriaco, tanto da cadere dalla slitta posta sul carro. Ad assistere alla scena c’è Dorey, manager del grande magazzino che chiede proprio a Kringle di diventare Babbo Natale per il negozio durante le festività. Ben presto però, Dorey dovrà fare i conti con sua figlia Susan, alla quale fin da piccola è stato detto che Babbo Natale non esiste e con Bryan, brillante avvocato grande amico delle due e che prova del tenero per Dorey ma che però non sembra essere corrisposto. Con un po’ di sospetto da parte di Dorey, tra i tre e Kringle nasce una grande amicizia ed una grande complicità, tanto che Susan inizia ad avere dei dubbi su quello che le è sempre stato raccontato da bambina. Fino a quando una sera, Dorey e Bryan escono insieme e Chris Kringle resta a badare alla bambina, che le confessa il suo desiderio più grande: avere una casa, una famiglia vera ed un fratellino. Le cose non si metteranno per il verso giusto. Una sera prima delle feste, l’uomo che doveva interpretare Babbo Natale al suo posto alla sfilata del Ringraziamento inscena, per conto del grande magazzino rivale, un’aggressione. Kringle viene messo in carcere e verrà difeso in tribunale proprio da Bryan, che riuscirà a farlo scagionare. Riuscirà Susan a veder realizzato il suo desiderio? E soprattutto, Chris Kringle è solo un attore che inscena Babbo Natale?

Due film che, esclusi i piani alti della società americana, il periodo di Natale ed il lieto fine, non sembrano avere molto in comune. Eppure c’è individuare un filo rosso che collega i due film.

“Una Poltrona Per Due” è il riscatto, nel giorno di Natale, del bene e dell’ingiustizia sul male e sull’indifferenza nella quale è cresciuto Valentine, “Miracolo Nella 34^ Strada” è un invito a non perdere la speranza, non solo perché il bene trionfa sempre sul male, ma – e qui il film compie un passo in più rispetto all’altro – perché i sogni e soprattutto le speranze possono realizzarsi se si ha fede, se ci si crede davvero.

È un messaggio molto importante, quello di cui abbiamo bisogno in questo Natale così strano e singolare, che probabilmente passeremo da soli, nelle nostre case, lontano dai nostri affetti. L’impegno e il senso di responsabilità da parte di tutti faranno sì che il virus sparire quanto prima, ma tutto questo non sarà mai possibile se non abbiamo anche solo un briciolo di fede che questo possa accadere. E non faccio riferimento solo all’aspetto religioso, ma soprattutto all’essere positivi, anche in memoria di chi ha combattuto questa battaglia e non ce l’ha fatta, perché il suo sacrificio non sia stato vano e lasciare che questo mostro invisibile prenda il sopravvento.

Questo è il messaggio nascosto dietro i film di oggi.

Il Natale ci ricorda questo, al di là dell’aspetto religioso. C’è un presepe che ricorda la Natività di Gesù, ma c’è anche un albero addobbato, un abete sempre verde, sempre vivo, che non appassisce, ricco di luci e di colori. È un segno della vita che rinasce, del nuovo che arriva, della speranza che non deve morire e della vittoria della luce della gioia e della vita sulle tenebre del male, qualunque forma questo possa assumere. E quest’anno ne abbiamo bisogno ancora di più degli anni passati.