di Alessandro Matticola

 

“Caro amico ti scrivo così mi distraggo un po’

e siccome sei molto lontano più forte ti scriverò.

 Da quando sei partito c’è una grossa novità,

l’anno vecchio è finito ormai

ma qualcosa ancora qui non va”

È la canzone che oramai, dal 2003, ha dato il titolo allo spettacolo di San Silvestro trasmesso da Rai Uno. Nella prima edizione, fu proprio il suo interprete ad aprire la serata cantandola.

Ma “L’Anno Che Verrà” del compianto Lucio Dalla, non è una canzone che parla del nuovo anno che arriva. O meglio, non ne parla in senso stretto.

La cosa che però balza agli occhi già dalla prima strofa, è la sua attualità: sembra l’incipit di una lettera scritta in questi giorni, per raccontare quello che è accaduto in questo 2020 ma che, purtroppo, non è ancora finito e che ci porteremo come eredità sulle spalle all’inizio del 2021.

Andiamo più a fondo e vediamo il significato di questo brano storico del cantautore bolognese e come il suo testo sembra parlare di quello che stiamo vivendo oramai da un anno.

“L’Anno Che Verrà” è il brano a conclusione del disco che porta il nome di Lucio Dalla come titolo. È il disco con il primo piano del cantautore, col cappello a cuffia in testa e gli occhiali. È il disco della consacrazione del cantautore dopo “Come’è Profondo Il Mare”, l’ottavo nella carriera, quello che si apre con “L’Ultima Luna” utilizzata da Carlo Verdone nel suo film “Borotalco” e che continua con “Stella Di Mare” e “Milano”. Sul lato B poi troviamo “Anna e Marco” in apertura e “Cosa Sarà” in coppia con Francesco De Gregori.

Il disco si sarebbe dovuto concludere con “Notte”, ma a dicembre del 1978 il cantautore bolognese, dopo un intervento dell’allora Presidente del Consiglio Giulio Andreotti che auspicava un calo dell’inflazione del 20%, scrisse questo brano che andò a concludere il disco uscito nel febbraio dell’anno successivo. Alle tastiere c’è Ron, che scrive anche il testo di “Cosa Sarà”. Nel super gruppo che suona nel disco troviamo anche il primo nucleo dei futuri Stadio: Ricky Portera, Marco Nanni e Giovanni Pezzoli. Gli arrangiamenti e la direzione orchestrale sono di Gian Piero Reverberi. E nei cori troviamo la sorpresa: Alessandro Colombini che aveva già prodotto numerosi artisti – tra cui anche Adriano Celentano – e che diventerà il produttore di Antonello Venditti alla “Heinz Music”, la casa discografica del cantautore romano (ma di origini molisane) e un appena trentenne Marco Ferradini, che in quel disco iniziava ufficialmente la sua carriera.

Andiamo ora al significato del testo.

“Si esce poco la sera compreso quando è festa

e c’è chi ha messo dei sacchi di sabbia vicino alla finestra.

E si sta senza parlare per intere settimane,

e a quelli che hanno niente da dire del tempo ne rimane”

il 1978 è un anno maledetto per l’Italia: il rapimento e la morte di Aldo Moro, la morte di due papi, Paolo VI e Giovanni Paolo I, in meno di due mesi ed entrambi in circostanze poco chiare: su Papa Luciani ancora sono tanti i dubbi sul fatto che venne ritrovato morto nel suo letto appena un mese dopo la sua elezione, ma anche Papa Montini – leggendo la cronaca del periodo – morì in circostanze strane. Il Papa infatti era molto malato quell’estate, ma nonostante i referti medici il suo malessere venne trascurato. La paura per il terrorismo che dilaga per le strade e che ti fa ritrovare i morti in centro o un proiettile in testa senza che te ne accorgi fa si che la gente, in quell’anno, la sera preferiva rimanere a casa piuttosto che uscire. E poi c’era la malavita romana, quella milanese, le dimissioni del Presidente della Repubblica Giovanni Leone, per lo scandalo Lockheed.

Insomma, un anno non facile ed anche quest’anno, siamo usciti molto poco la sera – durante il lockdown non siamo usciti affatto e in queste feste usciremo altrettanto poco – e sempre con molta paura addosso. Paura che purtroppo non ci ha ancora abbandonato.

“Ma la televisione ha detto che il nuovo anno

porterà una trasformazione

e tutti quanti stiamo già aspettando

sarà tre volte Natale e festa tutto il giorno,

ogni Cristo scenderà dalla croce

anche gli uccelli faranno ritorno”

L’input della trasformazione, come già annunciato, è arrivato dal discorso di Andreotti di fine anno che annunciava il calo dell’inflazione. Ma non è solo quello. “L’Anno Che Verrà” è una canzone che “chiude” gli anni di piombo e cerca di guardare con speranza ed ottimismo al nuovo decennio che arriva. Speranza ed ottimismo di cui abbiamo bisogno anche noi, in questo momento così buio e particolare e che, grazie anche al vaccino contro il covid che è arrivato in tempi record, sembrano essere davvero dietro l’angolo.

E questa ventata di positività prosegue nella seconda parte del brano:

“Ci sarà da mangiare e luce tutto l’anno,

anche i muti potranno parlare

mentre i sordi già lo fanno.

E si farà l’amore ognuno come gli va,

anche i preti potranno sposarsi

ma soltanto a una certa età.

E senza grandi

disturbi qualcuno sparirà,

saranno forse i troppo furbi

e i cretini di ogni età.”

Ma è la terza ed ultima parte di questa canzone, così importante nel repertorio della musica italiana, ad avere un messaggio ancora più importante:

“Vedi caro amico cosa ti scrivo e ti dico

e come sono contento

di essere qui in questo momento.

Vedi caro amico cosa si deve inventare

per poterci ridere sopra,

per continuare a sperare.

E se quest’anno poi passasse in un istante,

vedi amico mio

come diventa importante

che in questo istante ci sia anch’io”

Lucio Dalla ci invita a vivere, a fare tesoro delle nostre esperienze per quanto negative possano essere, perché da quelle si può diventare persone migliori ed evitare di commettere gli stessi errori. Dalla sottolinea l’importanza della memoria, del non dimenticare quello che si è vissuto per poterlo tramandare a chi verrà dopo di noi.

E soprattutto, Dalla sottolinea quanto ogni singola esistenza sia importante, quanto ogni attimo vissuto abbia un valore inestimabile, al di la di quello che possa accadere nel bene e nel male e del significato che quel momento possa avere.

E con questa ventata di ottimismo e di speranza, OFFRoad vi saluta e vi dà appuntamento al 2021. Con l’augurio che possa essere decisamente migliore di quello che sta per finire e che sia ricco di positività per tutti.

“L’anno che sta arrivando tra un anno passerà.

Io mi sto preparando: è questa la novità”