di Alessandro Matticola

 

Come iniziare un nuovo anno con un buon libro, che ci proietti avanti nel tempo, cercando di buttarci alle spalle l’anno appena trascorso?

Siamo ancora nel periodo di Natale, anche se sta volgendo al termine. E forse quello che ci vuole è una storia d’amore. Non un romanzo rosa, ma un po’ di amore più profondo e più vero, di quello che ad esempio danno “vita ad una nuova vita”.

C’è stato uno scrittore, che nasce in realtà come sceneggiatore, il cui estro creativo e la cui intelligenza non ha avuto pari. Da soggetti per registi come Luchino Visconti per la sua versione de “Il Gattopardo” del 1963 a Nanni Loy e Dino Risi, fino a quando non fu proprio lui a mettersi dietro la macchina da presa.

Stiamo parlando di Pasquale Festa Campanile, autore lucano – di Melfi – classe 1927 e scomparso nel 1986. Campanile è stato in grado di passare dal genere comico al thriller, passando per l’erotismo con film come “Il Merlo Maschio” che lanciò Laura Antonelli sul grande schermo e la commedia musicale, con la sua versione di “Rugantino” interpretato da Adriano Celentano e Claudia Mori.

Ma in questo personaggio così estroverso, c’è stato spazio anche per una profonda ricerca spirituale, che è emersa in modo particolare nei suoi romanzi. “Il Ladrone” ad esempio, di cui poi Campanile trasse anche una versione cinematografica interpretata da Enrico Montesano, dove si narra la vicenda di Caleb, ladrone galileo che si ritrova ad assistere alle vicende di Gesù di Nazareth, dapprima con molto scetticismo, fino a quando non si ritroverà al suo fianco quando verrà inchiodato sulla croce.

Oppure il libro di cui vi parlo oggi, l’ultimo pubblicato prima della sua scomparsa, che vinse il Premio Campiello nel 1986 e di cui, nel 1993, venne tratta una versione cinematografica da parte di Giovanni Veronesi interpretata da Diego Abatantuono, Penelope Cruz, Stefania Sandrelli e Alessandro Haber.

La storia narrata è la storia d’amore più antica e più famosa del mondo. Quella di cui si parla nei Vangeli, tra Giuseppe e Maria.

Di questa storia, fin da bambini, ci è stata raccontata la versione “sacra”, quella biblica appunto. Ma mai si è tenuto conto dell’aspetto umano della vicenda. La storia dell’accettazione, da parte di un padre, di un bambino non suo “Per Amore, Solo Per Amore”.

Pasquale Festa Campanile, servendosi dell’aiuto di Socrates, un garzone di bottega che viene assunto come aiutante da Giuseppe nella sua falegnameria. Socrates segue Giuseppe fin da quando era giovane. Ne racconta la giovinezza, di quando come ogni altro ragazzo si godeva la vita, fino a quando non conosce Maria.

Nei Vangeli viene detto che i due fossero promessi sposi. Nell’Ebraismo antico essere fidanzati era un po’ l’equivalente della promessa di matrimonio in comune, prima del rito religioso. I due quindi erano prossimi a sposarsi come due giovani. Ma di questo non si parla nelle Sacre Scritture.

Socrates invece ci parla di come i due si sono conosciuti, di come si sono innamorati. Di come Giuseppe avesse fama di essere un playboy e di come alla fine ha dovuto ammettere che il suo cuore batteva solo per una persona. Ma anche di come la famiglia di Maria, una famiglia benestante, conoscesse bene le scorribande del giovane falegname e non fosse molto propensa all’unione tra i due. Ma alla fine l’amore trionfa.

E l’amore trionfa anche nei Vangeli, ma non certo in maniera così semplice come ci appare quando leggiamo o sentiamo narrare la storia. A cominciare da un piccolo particolare che spesso passa inosservato: la volontà di Giuseppe di licenziare in segreto Maria.

Non si tratta di una licenza di matrimonio, ma di un ripudio, della volontà di Giuseppe di sciogliere il vincolo tra lui e Maria ma di nascosto, così che entrambi possano uscirne “puliti” e continuare a vivere le proprie vite alla luce del sole. Fino a quando anche Giuseppe, come accade per Maria, riceve in sogno la visita di un angelo che gli chiede di cambiare idea sulla sua decisione.

Tutto molto semplice se letto nei Vangeli. Ma nella realtà sappiamo bene che non è così o comunque possiamo immaginarlo.

E infatti, Socrates ci parla ancora di come la famiglia di Maria facesse di tutto per ostacolare il rapporto tra i due, fino alla decisione di inviare la ragazza dalla cugina Elisabetta per assisterla durante il parto. Ma ecco che accade l’imprevisto. Quando Maria torna dal viaggio si nega a Giuseppe. Non lo vuole vedere, lo evita, non gli parla. Fino a quando Giuseppe non scopre la verità: Maria è incinta.

Come ogni ragazza, Maria è spaventata da quello che le è accaduto, praticamente impossibile da credere se lo si raccontasse in giro, tanto da doverlo mantenere segreto. Forse neanche lei ci credeva quando è successo, pensando probabilmente ad un’allucinazione che tale invece non era.

Ed anche Giuseppe non resta certo con le mani in mano. La rabbia prede il sopravvento, il tradimento di Maria e il dubbio se ci fosse stato qualcun altro oppure di una violenza che non voleva essere rivelata, fa annebbiare la vista al giovane falegname. Eppure in cuor suo sente che non è così, che Maria non lo sta prendendo in giro ed infatti, pur volendo salvare a tutti i costi la faccia, non riesce a mandarla via.

Fino a quando Socrates non racconta di una mattina in cui Giuseppe si alza ed è stranissimo. Non parla, non spiccica una parola per giorni. Gli racconta di aver fatto un sogno strano, di un angelo che gli avrebbe detto di non avere paura di quello che è successo a Maria. Eppure era così vero. Troppo strano, troppe coincidenze per essere solo un sogno.

Ma Giuseppe decide di seguire quel sogno. Nella vergogna di ciò che la gente possa pensare di lui va avanti, sposa Maria, la segue nella sua gravidanza. In tanti pensano che si sia trattato di un incidente di percorso, solo lui conosce la verità, anche se non sarà mai del tutto convinto. Fino a quando, una notte, mentre sono in viaggio, Maria dà alla luce Gesù in una grotta. Quel bambino venuto dal nulla adesso è tra le sue braccia, vivo. E i dubbi e le paure invece di sparire aumentano. Ma Giuseppe ama Maria, la conosce e sa che nel profondo non poteva averlo ingannato.

Dopo i primi anni di vita di Gesù, con un salto temporale non indifferente dall’infanzia all’adolescenza, nei Vangeli scompare la figura di Giuseppe. Socrates rimane con lui fino alla sua morte, ce la racconta e resterà poi al fianco di Maria e Gesù.

Quella che ci restituisce Pasquale Festa Campanile è una storia di vero amore. La storia di un uomo, Giuseppe, che affronta di petto la vita e i problemi che si presentano a testa alta. Non è facile, non lo è per nessuno. Lo fa “per amore, solo per amore” di Maria e di ciò che le è capitato, di questo bambino arrivato all’improvviso chissà da dove.

Non è stato un anno facile per nessuno quello che ci siamo lasciati alle spalle, ma per amore di chi non c’è più e di chi ha combattuto dobbiamo guardare al futuro come ha fatto Giuseppe: fronte alta e non abbattersi, con la speranza in un domani migliore ma senza dimenticare ciò che è stato.