di Antonio Di Monaco

La vera torta milionaria di una città è l’urbanistica. È qui che i potenti allungano le mani. È qui che i palazzinari ingordi si lanciano per concludere affari di cemento grazie anche alla complicità di quei politici devoti e grati per il sostegno ricevuto durante le campagne elettorali. A Campobasso i ruoli si sono invertiti grazie all’ex hotel Roxy quando, nel 2010, la Regione Molise lo acquista da un privato – la famiglia Morelli – per 7,1 milioni di euro che, a sua volta, lo aveva rilevato ad un’asta giudiziaria ad un prezzo sicuramente inferiore. Non certo un buon affare per la Regione guidata da Michele Iorio e dal suo “braccio destro”, l’assessore allo Sviluppo Economico, Gianfranco Vitagliano, che si ritrova tra le mani (e soprattutto a bilancio) un rudere in cui vorrebbe costruire la sua sede istituzionale.

Nella primavera 2010, la Regione bandisce, in pompa magna, un concorso internazionale per la sua nuova sede in due fasi con procedura ristretta. Alla preselezione, su curriculum e fatturato, rispondono numerosi big per 34 raggruppamenti, di cui 22 italiani (capeggiati, tra gli altri, da Paolo Portoghesi, Studio Valle, 5+1AA, Corvino+Multari) e 12 stranieri (tra gli altri Will Alsop, Zaha Hadid, Arata Isozaki). Li attende una scrematura a 15 per la prima fase, basata sulla presentazione di una proposta di massima, e una seconda ristretta a 5, con la consegna di un preliminare, adeguatamente compensato: 297mila euro al vincitore e 49.500 euro a ciascuno degli altri 4 finalisti. Il budget per l’opera ammonta a 82 milioni di euro, più il 2% per opere d’arte a norma di legge e altri 35 milioni per interventi accessori. Ma una volta stabilita la shortlist dei 15, il 27 aprile 2010 una sentenza del Tar accoglie l’istanza di privati contro la Regione circa le procedure di acquisizione di parte delle aree da destinare al concorso, in quanto in conflitto con la destinazione prevista dal Piano Regolatore di Campobasso a verde attrezzato, sulla base invece di un fantomatico «Masterplan della Città di Campobasso».

Benché il 26 luglio 2011 il Consiglio di Stato dia ragione agli appellanti, l’iter s’inceppa e il grande concorso si trasforma in una figuraccia internazionale. Per quanto concerne il sito di progetto, l’intenzione è quella di riutilizzare, adattandolo a sede del Consiglio regionale, l’ex hotel Roxy (5mila mq), un edificio degli anni ’80 da completare con nuovi volumi (28mila mq) da destinare a sede della Giunta, agli uffici degli assessorati e ai servizi da realizzarsi nell’adiacente area dell’ex stadio Romagnoli. Un programma allettante motivato dalla volontà di dismettere molte sedi in locazione.

Nel frattempo, la tornata elettorale del 2011 vede la riconferma di Iorio (Popolo della Libertà, in carica dal 2001) alla presidenza della Regione, ma lo sfidante Paolo di Laura Frattura (Partito Democratico) ricorre al Tar che nel 2012 annulla la consultazione. Nella rivincita del 26 febbraio 2013 Frattura ha la meglio. Intanto, la Regione acquista in città un immobile per insediarvi la Giunta e ne ristruttura l’ex Gil destinandola agli uffici degli assessorati.

Nella primavera del 2014 il nuovo esecutivo revoca il concorso internazionale e viene bandito un concorso di idee assai “low profile”, dal cui titolo sparisce l’appellativo «internazionale» (anche se, di fatto, lo è): in fase unica, si richiedono proposte di fattibilità per un intervento destinato a Giunta, Consiglio, uffici e servizi da massimo 50 milioni di euro e un’impronta edilizia assai più contenuta (13mila mq). Ben più contenuti anche i compensi ai vincitori: 25mila euro al primo (cui, se in possesso dei requisiti, l’ente banditore s’impegna ad affidare il progetto preliminare), 10mila al secondo e 5mila al terzo. La giuria non è nota: comunque, nel bando si assicura che i tre membri avranno «adeguata professionalità».

Tuttavia, il caso vuole che lo stesso giorno in cui il governatore Frattura illustrava i contenuti del bando, un incendio doloso divampasse in un’ala dell’ex hotel Roxy, saltuariamente occupato da abusivi e destinato a sede del Consiglio regionale. Ad ogni modo, il nuovo bando taglia la testa al toro prevedendone la demolizione e la ricostruzione perché, sempre a detta dei tecnici, i costi di messa in sicurezza e di adeguamento antisismico del Roxy sarebbero troppo elevati (eppure il suo acquisto, a prezzi di mercato, risale all’anno successivo il terremoto in Abruzzo). Per l’ex Romagnoli si parla di una parte di volumetria residua e di verde pubblico, ma si ipotizzano anche volumetrie direzionali d’iniziativa privata. Le interpellanze del M5S in Consiglio regionale fioccano, denunciando operazioni speculative e mancanza di coordinamento urbanistico tra Regione e Comune capoluogo. (continua)