di Antonio Di Monaco

“Finché non mi chiamano dal ministero, io resto al mio posto”. Il commissario ad acta della sanità molisana, Angelo Giustini, interpellato da un quotidiano locale, sgombra subito il campo dalle voci incontrollate che volevano un fantomatico respingimento delle sue, mai ufficializzate, dimissioni dall’incarico dopo l’ultimo tavolo tecnico sul Covid. Su quanto sta accadendo all’ospedale Cardarelli in cui è scoppiato un focolaio che ha coinvolto pazienti ed operatori sanitari portando alla chiusura del reparto di Chirurgia, Giustini è netto: “La struttura sanitaria è inquinata e non per colpa mia”. Sul progetto dell’ospedale Covid a Larino, caldeggiato anche dall’ex governatore e consigliere di maggioranza, Michele Iorio, il commissario ha ribadito la sua volontà in merito: “Hanno voluto fare diversamente e questi sono i risultati. Larino si può aprire perché abbiamo un solo ospedale, quello di Campobasso che è inquinato e non abbiamo dove svolgere le altre attività. Sì a Larino ma alle mie condizioni e cioè che non voglio né Toma, né Florenzano contro e né Roma che dica di no, altrimenti è fatica sprecata. Per i medici stranieri sto provvedendo, ma voglio i consensi altrimenti non mi muovo”. Secondo quanto appreso, Giustini dovrebbe rientrare in Molise oggi stesso per prendere in mano la situazione e decidere il da farsi.

Bene, dunque, che il commissario abbia fatto chiarezza dalla sua viva voce. Ma forse quello che aveva riferito ad un’emittente locale, appena dopo Capodanno (parole riprese anche dall’Ansa), di “non tornare indietro sulle dimissioni annunciate pubblicamente il 29 dicembre nella seduta della Regione con il tavolo tecnico romano con i rappresentanti del ministero della Salute e delle Finanze” doveva essere suo fratello gemello, il quale aveva anche precisato “di aver detto no per due volte all’applicazione della norma di revoca delle convenzioni agli erogatori privati della Regione Molise per non mettere in mezzo alla strada 700 o 800 lavoratori”. Giustini, come molti in questa regione, non brilla certo per coerenza al punto che circolavano ipotesi secondo cui lo stesso ministero della Salute abbia respinto le sue dimissioni salvandogli così la faccia dal fuoco incrociato del presidente Toma e del direttore generale dell’Asrem, Florenzano.

Il commissario, quindi, torna oggi in Molise con pieni poteri. Tra cui quello, come annunciato, di dare il via alla piena operatività di un ospedale Covid al Vietri di Larino. Il personale necessario sarebbe reperito reclutando sanitari anche non italiani, disponibili a trasferirsi in regione. Una sorta di “motu proprio” sullo stile del Papa che, però, non ha alcuna autorità terrena al di sopra di lui. Ma il commissario ne ha una e pure bella “grossa”: il ministero della Salute. Gradirà?