di Miriam Iacovantuono

Parole dette in versi o in musica o raccolte tra le pagine di un libro svelano un altro lato di questa terra unica e troppo spesso dimenticata. Il Molise accoglie nel suo ventre, così come fa una tenera madre, i talenti che nel tempo hanno dato lustro a una regione piccola ma grande allo stesso tempo. E se molto spesso si parla di chi si è fatto strada fuori dalla sua terra di origine, c’è chi in Molise è rimasto e con il tempo e la sua bravura sta costruendo il suo successo.

Stefano Di Nucci, musicoterapista di professione esordisce come cantautore proprio in Molise nel settembre del 2013 finalista del concorso ‘Paint Your Voice’ organizzato dalla Provincia di Campobasso. Da quel momento l’attività del cantautore molisano è piena di esperienze importanti. Nel maggio del 2015 pubblica il suo primo videoclip ‘Uomo di lettere’, a cui segue il singolo digitale ‘Uomo di lettere – Il sorriso smagliante’. Vince le selezioni regionali molisane di Arezzo Wave Band 2015 e partecipa al Festival ad Arezzo il 19 giugno. È tra i selezionati all’edizione 2015 del Rock Contest di Controradio a Firenze. A fine 2016 comincia la registrazione del suo primo disco da solista. Nel 2017 vince il premio Lunezia 2017 con il brano ‘I puntini sulle i’, e nel 2018 apre i concerti di Fabrizio Moro.

Un altro premio importante Stefano Di Nucci lo ottiene con ’48 parole’ che chiude il suo primo album ‘Opera Postuma’. Ottiene così il riconoscimento ‘Stellina Web 2020’.

Una canzone che lui definisce particolare perché è cortissima e con il titolo ha voluto puntare i riflettori sul fatto che è composta di solo 48 parole.

“Da alcuni punti di vista è un brano presuntuoso, perché con solo 48 parole avevo la pretesa di spiegare un concetto infinito che è quello della monogamia. Da quando sono piccolo mi spaventa l’idea che le persone vivano una vita intera insieme e per questo ho voluto mettere nel video due persone anziane che hanno vissuto totalmente la vita insieme. Si sono conosciute che avevano circa 15 anni, ora ne hanno 90, si sono sposati hanno costruito una famiglia. Sono persone che si sono date le spalle, si sono fatte male. Ho immaginato cose che non si sono date, i San Valentino passati male, girati di spalle, ma che nonostante tutto ce l’hanno fatta a stare insieme una vita intera. Io che ho paura di questo concetto, nella canzone volevo lasciare un messaggio di speranza a me stesso e non al mondo che poi alla fine quello che conta è “quanto bene mi vuoi e quanto bene mi fai” oltretutto, perchè quello che resta è il fatto che (forse) ce l’abbiamo fatta”.

Nel suo racconto, attraverso la musica, le immagini e le parole i protagonisti sono due persone anziane. Una categoria di persone, per quel che se ne dica, di cui non ne possiamo fare a meno. E forse anche in questo periodo di emergenza sanitaria abbiamo imparato ad amare e apprezzare ancora di più. Sono una risorsa preziosa da cui abbiamo tanto da imparare e che possono aiutarci a mettere le radici in questo modo dove a prevalere è troppo spesso il male. E non si tratta di sentimentalismo. Perché anche con il suo brano Stefano non era certo questo che voleva trasmettere.

“Ho messo in video le lacune sentimentali e affettive di una coppia che sta insieme da quasi 80 anni. E’ un omaggio bello a queste persone. Il patrimonio che lasciano è enorme. Io come musico terapista lavoro anche molto in tante case per anziani e ho notato che ultimamente mi affeziono molto di più agli anziani e non ai bambini. Li trovo deliziosi”.

Il brano ’48 parole’, chiude così il primo album di Stefano Di Nucci, ‘Opera Postuma’ che raccoglie una serie di testi che però non sono legati tra loro da un filo conduttore.

“L’unico tema dell’album è che io non volevo un tema. Ho voluto raccogliere le canzoni che probabilmente avevo più voglia di sbattere in faccia a me stesso. Non direi che c’è un filo conduttore”.

Inoltre l’album contiene due canzoni che hanno vinto due premi nazionali. Con ’48 parole’ ha vinto il premio ‘Stellina Web 2020’ e con ‘I puntini sulle i’ invece il premio Lunezia e grazie al quale poi ha aperto i concerti di Fabrizio Moro.

“Sono felice che il mio primo disco abbia dentro due riconoscimenti importanti”.

Stefano Di Nucci, che con la musica ci lavora non solo perchè è un cantautore, ma anche un musicterapista in merito all’importanza che viene data alla musica e all’arte in generale in Molise fa una considerazione.

“Devo constatare che chi fa un operato artistico – io non mi ritengo un artista ma uno che fa un operato artistico – vedo che qua abbiamo imparato molto bene la poesia di Natale e vedo che molte persone amano rifarsi la bocca dicendo dobbiamo valorizzare, dobbiamo valorizzare i giovani, ma poi fattivamente c’è veramente poco. La figura dell’organizzatore io non la vedo, si ferma molto alla chiacchiera. Non è voler fare polemica, è una costatazione, perché ci sono persone più brave di me e più avanti di me con la carriera che stanno a casa”.

E il dato di fatto è proprio questo. Ci sono degli artisti molisani di un certo spessore che vengono elogiati, ma poi non si fa nulla per dargli delle possibilità e per far vedere le cose che sanno fare. Si fanno tanti proclami e alla fine non si agisce. Perché purtroppo troppo spesso succede che il mondo della cultura e dell’arte in generale viene messo sempre un po’ da parte e ci si pensa solo se si ha tempo o se ci sono i soldi.

“Secondo me l’arte non è fondamentale, come può esserlo il chirurgo, però se la togli fai un gran danno”.

E per dare valore anche ai tanti talenti artistici che ha questa regione è bene coltivarla questa arte. E con la speranza che questo succeda Stefano Di Nucci pensa ai progetti futuri che sono stati un po’ scombussolati dalla pandemia.

“Sto pensando al mio secondo disco dove, rispetto al primo, dovrebbe esserci un filo conduttore. In cantiere, inoltre c’erano delle cose belle però tutto si è fermato. Mi avevano anche chiamato per aprire il concerto di Niccolò Fabi qui a Campobasso però poi per questione di numeri non mi hanno fatto stare sul palco. Erano state organizzate delle cose molto belle che sono poi saltate come il secondo disco per cui stavamo lavorando in sala prove. Attualmente sono fermo con la speranza di ripartire presto”.

Con l’augurio che molto presto i sipari tornino ad alzarsi, i grandi schermi ad accendersi e che possiamo tornare ad ascoltare musica dal vivo, il Molise si faccia trovare pronto e costruisca quel legame di monogamia con i suoi talenti perchè anche in questo caso quello che conta è “quanto bene mi vuoi e quanto bene mi fai”.