di Antonio Di Monaco

Tornare ai fasti precedenti agli anni ’50, quando era lo stabilimento termale della famiglia De Masi, e poi meta irrinunciabile per i tanti cultori delle proprietà terapeutiche dell’acqua sulfurea che amavano berla e gustarne gli effetti benefici come acqua minerale, potrebbe magari essere un’utopia. Il parco dell’Acqua Sulfurea di Isernia, in quegli anni, fece la fortuna turistica della città per poi cadere nell’oblio tra i rovi e l’accanimento del vandali.

Le somme a disposizione, ossia gli 1,2 milioni di euro del bando Periferie, emanato dal governo nazionale, e i 768.345,41 euro della determina regionale del direttore del I Dipartimento, la numero 153 che, di fatto, concede il via libera alla progettazione definitiva ed alla realizzazione dei lavori di recupero del Parco farebbero pensare che, in un tempo non troppo lontano, gli immobili esistenti verranno ripristinati, come le vasche delle piscine termali con il ritorno anche dell’acqua solfurea, deviata qualche anno fa per motivi oscuri, sperando che sia potabile. Un sito cui gli isernini sono affezionati e vorrebbero che tornasse agli antichi splendori, come prefigurato nel novembre 2019 dall’assessore comunale ai Lavori Pubblici, Cesare Pietrangelo e, magari, accostare il suo nome a quello di centri termali di eccellenza come Salsomaggiore, Abano Terme, Montecatini, Chianciano, Fiuggi, Ischia o Sciacca. Sperare non costa nulla, ma onorare gli impegni, sì.