di Antonio Di Monaco

Lunghe file e disagi all’ospedale Cardarelli – come se non ce ne fossero già abbastanza considerando i focolai di contagio al Covid scoppiati nei reparti di Medicina e Chirurgia tra personale sanitario e pazienti – per un guasto al sistema di prenotazioni del Cup (Centro Unico di Prenotazione). Lo hanno segnalato gli stessi utenti che hanno riferito come il sistema sarebbe andato in blocco per più di un’ora provocando malcontento e rabbia e, naturalmente, forte rischio di assembramenti. Lo stesso è accaduto a Termoli al Cup dell’ospedale vecchio di via del Molinello e anche al San Timoteo.

Putroppo il personale può fare poco se non è sufficiente a soddisfare le richieste. “Abbiamo due dipendenti colpiti da lunga malattia e non c’è personale per sostituirli – ha spiegato ad una testata locale il direttore del Distretto Sanitario di Termoli, Giovanni Giorgetta -. La società che si occupa del nuovo servizio del Cup unico della regione ha inviato un’altra persona anche a supporto di chi c’è”. Da qualche settimana, infatti, l’Asrem si è dotata di un nuovo sistema per prenotazioni sanitarie, call center e altri servizi. L’appalto è stato vinto, per 7,5 milioni di euro per quattro anni più un altro rinnovabile, dalla Cns (Consorzio nazionale servizi, società cooperativa di Bologna). Un Cup unico a livello regionale che dovrebbe snellire le pratiche, ma finora ha prodotto l’effetto contrario. “I nostri dipendenti lamentano la difficoltà nell’operare con questa nuova piattaforma, nonostante la formazione avuta e l’arrivo di personale di supporto – ha spiegato ancora Giorgetta – sa bene quanti disagi stanno affrontando le persone. Sono arrivate anche a me molte lamentele e c’è sempre chi è pronto a denunciare. A breve però dovrebbe essere attivato un nuovo programma che potrebbe velocizzare il servizio”.

Intanto, il segretario regionale del Pd, Vittorino Facciolla, ha denunciato che “ci giunge notizia che in questa prima fase di campagna di vaccinazione ci sono diversi medici che stanno rifiutando di sottoporsi al vaccino pur continuando a prestare servizio in strutture sanitarie pubbliche. Ciò è di una gravità inaudita se si pensa che, mentre da un lato si stanno facendo sforzi enormi per vaccinare tutti con grande rapidità, il loro comportamento calpesta secoli di scienza e invalida il giuramento di Ippocrate che essi stessi hanno prestato perché così facendo, di fatto, mettono a repentaglio la salute dei cittadini”.

Ma il problema, per l’esponente Dem, “non sono loro, bensì chi governa la nostra Sanità perché riteniamo che chi lavora in una struttura pubblica debba attenersi a determinate regole e per questa ragione ho presentato un’interpellanza al presidente della giunta regionale nella quale gli chiederò, previo riscontro dell’entità di questo fenomeno, cosa intenda fare nei confronti di questi ‘no vax’ pagati con i soldi dei cittadini. E in questo bailamme – ha concluso Facciolla – non appare più assurda o estrema la soluzione del professor Massimo Galli che ha dichiarato che ‘il medico ha la responsabilità prima di tutto di non portare l’infezione in corsia, e poi ha anche la responsabilità morale di essere esempio per gli altri. Quindi se non si vaccina, cambi mestiere'”.