di Miriam Iacovantuono

Il 2021 dal primo giorno è stato visto da tutti come un anno di speranza. La pandemia e l’emergenza sanitaria ha fatto ragionare su quelle che sono o dovrebbero essere anche le priorità del territorio. In molti casi si è toccato con mano le divergenze tra le zone più sviluppate e quelle più marginali dell’Italia. Dalla tecnologia, ai servizi, dallo spopolamento al tema dell’emigrazione, fino alla sanità l’Italia tutta si trova a dover affrontare delle priorità che non si possono più rinviare.

Con la nuova programmazione europea e con i fondi comunitari 2021-2027 si punta su cinque obiettivi che sono comuni a ogni territorio.

Partendo proprio dall’emergenza sanitaria bisogna soddisfare le spese sostenute da Centrali di committenza nazionali per l’acquisto di apparecchiature e materiali sanitari e da Centrali di Committenza Regionali nonché da Agenzie regionali di Protezione civile e da Aziende dei Servizi sanitari regionali, oltre all’assunzione di personale dipendente del Servizio Sanitario Nazionale. Puntare poi l’attenzione sulle aree sanitarie temporanee e sul rafforzamento di reti e presidi territoriali per la salute.

Tra i temi che hanno tenuto banco in questo periodo di pandemia c’è senza dubbio quello dell’istruzione e della formazione e qui si punta all’acquisto di beni e attrezzature per gli istituti e per i beneficiari finalizzato al superamento del divario digitale nell’accesso all’istruzione e alla formazione professionale, all’adeguamento delle strutture o competenze nel mondo della scuola e delle istituzioni formative regionali.

Per quanto riguarda le attività economiche si prevede l’istituzione o il rafforzamento della dotazione di sezioni regionali del Fondo Centrale di Garanzia per il finanziamento di misure di garanzia per il sostegno al capitale circolante, di garanzia a sostegno della moratoria dei debiti delle imprese, per la concessione di prestiti a lungo termine a tassi agevolati. Oltre al rafforzamento di strumenti finanziari regionali finalizzati a sostenere la liquidità delle imprese, ma anche strumenti previsti nell’ambito del temporary framework per sovvenzioni a fondo perduto a favore delle imprese e dei lavoratori autonomi.

Non si può sottovalutare poi il tema del lavoro per cui si prevede sostegno ai redditi dei lavoratori dipendenti del settore privato mediante finanziamento di ammortizzatori sociali e di strumenti di conciliazione fra lavoro, formazione e cura dei minori, ma anche lo sviluppo del lavoro agile oltre a indennità di tirocinio.

Infine, ma non per ordine di importanza, l’ambito sociale con aiuti alimentari per i Comuni di medio-piccole dimensioni, servizi di sostegno e cura per le persone in condizione di fragilità aggravata dalla crisi e sostegno alle fasce sociali a rischio tramite operatori del Terzo Settore.

Dunque una politica di Coesione che ore, con Next Generation EU, rappresenta la principale leva di investimento pubblico europeo. E ancora di più per il Sud che, nel corso degli ultimi decenni, ha rappresentato l’unica fonte stabile di intervento, a fronte del progressivo disinvestimento pubblico nazionale sul riequilibrio territoriale, l’innovazione e l’inclusione.

Il Molise, in tutto questo, ha ottenuto la certificazione di povertà dell’Europa, vale a dire che si trova in Obiettivo Uno. Significa che le aziende già presenti nella nostra regione e quelle che nasceranno sul territorio molisano potranno ottenere agevolazioni molto importanti sugli investimenti che andranno a realizzare. Dunque, investimenti a fondo perduto, sgravi sul personale assunto, ma anche altri finanziamenti qualora ci fossero progetti validi per il territorio.

Quindi se da un lato questo potrebbe portare a colmare quel gap economico e occupazionale che c’è sul nostro territorio, dall’altro si rischierebbe di ottenere dei soldi che potrebbero rimanere fermi se non giustamente programmati.

Va ricordato che nella programmazione europea 2014-2020, quasi al termine del periodo di programmazione il Molise rientrava tra le regioni che non erano riuscite a certificare neanche la metà dei fondi messi a disposizione dall’Unione Europea.

Probabilmente il punto fondamentale è proprio quello di essere pronti fin dall’inizio di questo settennio e se da un lato è importante partire da un crono-programma chiaro e che naturalmente venga rispettato soprattutto nei tempi, dall’altro servirebbe una semplificazione nelle procedure, come in alcuni casi per esempio anche il superamento del click day. Allo stesso tempo poi bisognerebbe mettere i Comuni nelle condizioni di avere gli strumenti per attingere ai finanziamenti e progettare. E, senza poi dimenticare le zone rurali interne del Paese e quindi anche del Molise, sarebbe necessario un occhio di riguardo per quelle zone afflitte dallo spopolamento, attraverso il potenziamento degli strumenti per le aree interne ad oggi ancora quasi a zero.

Dunque lo scopo della programmazione dei fondi dell’Unione Europea 2021-2027 dovrà essere quello di raggiungere gli obiettivi programmatici e soddisfare le esigenze di tutto il territorio nazionale, senza lasciare indietro nessuno, anche incentivando i settori innovativi, investendo sul territorio che in qualche modo dovrebbe essere messo al servizio dell’economia regionale e nazionale. Un unico grande obiettivo per scongiurare il declino di alcune zone del Paese.

E così anche regioni più piccole, e in particolare quelle del Mezzogiorno, si troverebbero sulla stessa linea europea. Inoltre, per gli stessi cittadini, delle aree interne, che più risentono di una mancanza di programmazione sarebbe più facile vivere in un territorio ancora troppo fragile.