Il governo è costretto a rimodulare il piano vaccini e a rivedere gli obiettivi dopo i ritardi nella consegna delle dosi da parte di Pfizer e dopo i tagli annunciati da AstraZeneca. Il premier Giuseppe Conte e il commissario per l’emergenza Covid-19 Domenico Arcuri hanno annunciato l’intenzione di muoversi legalmente contro le case farmaceutiche. Ma ecco, sul piano pratico, come dovrebbe cambiare il piano vaccini.

In base al piano iniziale, nel primo trimestre del 2021 sarebbero dovute arrivare in Italia, dalle diverse case farmaceutiche, complessivamente 28 milioni e 269mila dosi. Una quantità che, ormai è evidente a tutti, non sarà rispettata: entro la fine di marzo le dosi a disposizione saranno meno di 15 milioni, dunque circa la metà di quanto previsto.

L’impegno prioritario (fase 1), quello di vaccinare entro marzo tutti gli operatori sanitari e sociosanitari, ospiti e personale delle Rsa, over 80 e pazienti fragili, oncologici, cardiologici e ematologici, potrebbe ancora essere centrato. Si tratta, infatti, in tutto di quasi 7 milioni di italiani. Il termine della fase uno slitterà di due settimane, se tutto andrà bene, a causa del rallentamento delle consegne di vaccini Pfizer previsto per la prossima settimana.

Resta un’incognita il periodo in cui saranno vaccinate le altre categorie: nella fase 2, da aprile a giugno 2021, originariamente sarebbe dovuto toccare ai 13 milioni e 400mila italiani tra i 60 e i 79 anni, i 7 milioni e 400mila con almeno una comorbilità cronica.

A questi si aggiunge il personale dei servizi essenziali che in un primo momento rientravano nella fase 3, in programma da luglio a settembre 2021: insegnanti e personale scolastico, forze di polizia, personale delle carceri e detenuti, le persone con patologie di moderata gravità di ogni fascia d’età.

Nell’ultima fase che probabilmente avrebbe dovuto prendere il via da ottobre 2021 (fino a dicembre) si sarebbe dovuto procedere con la somministrazione del vaccino alla restante parte della popolazione (con età superiore ai 16 anni).

In sostanza, se come sembra il vaccino verrà consigliato per la popolazione sotto i 55 anni, l’Italia dovrà individuare nuovi criteri per definire le categorie prioritarie, dando la precedenza ai più giovani.