di Miriam Iacovantuono

Il coraggio e la determinazione uniti a tanto studio e alla voglia di fare e di mettersi in gioco portano molto spesso a creare nuove e belle cose, ma soprattutto a nuove opportunità anche per il Molise. E proprio qui, più precisamente a Roccavivara nasce MolHelix grazie alla forza di volontà di Lorenzo Sallustio e Marco Di Cristofaro due ricercatori universitari che hanno dato vita a una start up agricola, un’azienda di elicicoltura. Si tratta dunque di un allevamento di chiocciole, lumache per la filiera gastronomica e quindi chiocciole da cibo, ma anche per la filiera della cura e del benessere e quindi creme a base di lumaca e anche integratori alimentari e presidi para farmaceutici.

Lorenzo racconta che l’azienda è in connessione con un grosso istituto italiano che si occupa di tutta la parte di trasformazione perché per la parte farmaceutica e di cosmesi ci vogliono dei laboratori particolari per le trasformazioni, MolHelix fornisce la materia prima e l’istituto produce i prodotti. Poi ci sono le chiocciole per la gastronomia sia fresche che trasformate e conservate.

“Questa idea per me nasce da lontano perché feci un corso di elicicoltura 15-20 anni fa ai tempi della scuola e poi ho sempre alimentato questa passione. Poi l’anno scorso, prima della pandemia, abbiamo deciso di approfondire e dopo aver studiato siamo andati presso l’Istituto Internazionale di Elicicoltura di Cherasco e abbiamo fatto un corso di formazione per tutto quello che riguarda l’allevamento, ma anche la parte commerciale e sanitaria e da lì abbiamo deciso di partire. All’inizio l’idea era di partire con un allevamento a Campobasso, poi per diverse vicissitudini per ora abbiamo messo in stand-by l’allevamento a Campobasso e siamo partiti con un allevamento sperimentale. Sono circa 1.500 metri quadrati di terreno, a Roccavivara in provincia di Campobasso. Abbiamo preso un terreno dismesso che era completamente abbandonato”.

Dunque, una storia di ritorno alla terra e di recupero di un terreno che era un vecchio vigneto abbandonato e che è stato trasformato in un allevamento produttivo.

Il progetto è alla fase iniziale, infatti trattandosi di lumache anche l’allevamento è abbastanza lento. Lorenzo e Marco poi hanno optato per un allevamento completamente naturale.

“Abbiamo tutti i sistemi e le tecniche di allevamento che ci permettono di massimizzare la produzione ma ovviamente il tutto avviene nel massimo rispetto sia del ciclo biologico della chiocciola che dell’ambiente in cui la chiocciola si trova e questo comporta che anche i tempi di produzione siano più lunghi. Abbiamo iniziato questo percorso verso maggio giugno 2020 e le prime produzioni dovremmo iniziarle ad avere intorno alla metà di quest’anno”.

MolHelix segue il disciplinare di produzione ‘Chiocciola metodo Cherasco’ con determinate regole, tra cui quella di una alimentazione di tipo vegetale, quindi senza farine e integratori, ma con degli impatti di una qualità che sono diversi.

“Produciamo noi l’alimentazione per le chiocciole che alleviamo e poi abbiamo messo su un sistema di economia circolare, quindi tramite degli accordi con ortofrutta e grossa distribuzione, recuperiamo tutti i cascami verdi e i residui dei reparti ortofrutticoli utilizzando questi prodotti come cibo per le nostre chiocciole dando loro proteine nobili che sono poi le proteine della nostra carne”.

Da questo punto di vista è un allevamento che non solo non ha un impatto negativo sull’ambiente ma che permette di trasformare quello che è uno spreco alimentare in nuove proteine e in sostanze che possono servire per l’alimentazione umana.

MolHelix è un esempio per il territorio, ma anche per tanti giovani che vogliono decidere di intraprendere una propria attività e mettere in campo le proprie idee partendo da quello che il territorio offre.

“Possiamo dire che grazie a questa attività siamo riusciti a far fronte a un investimento anche economicamente non esagerato, abbiamo deciso di partire con un progetto che fosse modulare e iniziare con una piccola produzione diversificata, puntando non solo sulla gastronomia, ma anche sulla cosmesi e integratori e poi pian piano andare a regime. In questo periodo in cui si parla di novel food siamo andati a riscoprire un qualcosa che già faceva parte della nostra cultura culinaria, infatti il soprannome degli abitanti di Roccavivara è i ‘ciammarucari di Rocca’ perchè era un elemento distintivo dell’alimentazione del paese che poi nel tempo si è perso. Abbiamo recuperato un qualcosa che faceva parte della tradizione, l’abbiamo sposato con concetti attuali che sono quelli della sostenibilità ambientale e dell’economia circolare e quindi della Blue Economy e poi il recupero di un terreno abbandonato e in Molise ce ne sono moltissimi. Come in tutte le cose l’importante è studiare”.

Le difficoltà che Lorenzo e Marco hanno dovuto affrontare nel loro percorso sono legate alla burocrazia.

“Visto che si parla di innovazione e noi stiamo provando a fare innovazione in agricoltura spesso si potrebbe pensare che la perplessità è legata alle risorse economiche, ma in realtà ci siamo resi conto che la difficoltà è stata ritrovarsi davanti a un sistema rigido”.

Il progetto dei due elicicoltori vuole rendere edotti e consapevoli le persone del fatto che dietro quella che può essere una criticità come il discorso dei rifiuti e dello spreco alimentare in realtà con un po’ di ingegno e buona volontà e con tanto studio e lavoro ci possono essere delle opportunità. E può essere sicuramente un buon esempio per tanti giovani.

“Bisogna pensare e riflettere molto su quelle che sono le cose che non hanno valore e che però il valore lo possono acquistare e rendere in termini economici in un’attività di impresa”.

Il Molise poi si presta alla possibilità di reinventarsi qualcosa o andare a scoprire altro per fare dei progetti. E’ una regione dove si può sperimentare perché ci sono tanti vantaggi e tanto ‘spazio’ dove poter mettere in campo nuove idee che possono poi diventare delle opportunità concrete per il territorio.

“Quello che un po’ manca è quel coraggio e quella visione di dire ci si può provare. In questo degli esempi positivi possono fare bene a tutto il territorio anche perché di chiacchiere se ne fanno tante con convegni, con discorsi di riabitare le aree interne, trovare nuove risorse economiche, però poi chi lo fa per primo?”

Lorenzo e Marco sono passati dalle parole ai fatti e almeno per ora hanno vinto una sfida che sta dando loro delle soddisfazioni.