di Miriam Iacovantuono

“Fai quel che puoi… con quel che hai… dove sei…”, non servirebbe nulla di più di quello che già c’è in Molise per ridare nuova linfa e nuove opportunità al territorio regionale. Questa frase di Roosevelt racchiude la filosofia di Borghi Artistici Impresa Sociale che di fatto nasce in Molise con sede e direttivo a Roma. Tra i componenti anche la molisana e manager artistica Teresa Mariano che, raccontando gli obiettivi del progetto, spiega che si tratta di una iniziativa che mira al riutilizzo artistico e creativo di luoghi, di territori, di paesi.

“Si chiama borghi artistici per questo, perché nel nostro modo di operare nel sociale, attingiamo molto anche all’arte e alla creatività, riuscendo a lavorare in maniera più empatica, impattante e produttiva. Con Borghi Artistici Impresa Sociale ci occupiamo da anni di progettazione e produzione di attività rivolte all’inclusione sociale, alla povertà educativa e al rilancio territoriale. Studiamo e produciamo azioni artistiche e culturali in diversi territori, tutte finalizzate alla riattivazione e ripersa socio economica dei luoghi e delle comunità abitanti. Veniamo chiamati per esempio, per studiare un luogo, le risorse presenti, il “carattere sociale ed imprenditoriale” che custodisce e da lì, progettiamo, insieme ai partners locali, alle comunità e all’associazionismo presente, percorsi di formazione e produzione di idee di rilancio “condivise” e multisettoriali, ad hoc per target e per vocazione/ DNA territoriale”.

Si tratta quindi di un tipo di progettualità e metodologia di operare, che nasce in Molise, grazie alla sperimentazione culturale prodotta e monitorata a Provvidenti, paese di meno di 100 abitanti. Provvidenti è stato il luogo scelto dal 2006 al 2008, per dare vita a una sperimentazione artistica europea, in collaborazione con oltre 40 artisti e personaggi di cultura di fama nazionale, diversi Atenei e partners istituzionali. Nell’intero triennio, è stato sperimentato l’effetto che l’arte e l’artista hanno in un luogo già spopolato e giunto al vuoto. E’ stata prodotta e studiata l’interazione tra la piccola comunità abitante e gli artisti, che in maniera molto spontanea e naturale si sono rivelati generatori di entusiasmo e di nuova visione del luogo.

“Lo sguardo e il racconto dell’artista, specie se noto e apprezzato, genera anche sana visibilità e forte ricaduta promozionale, infatti in meno di due mesi il sito della sperimentazione ha raggiunte 52mila connessioni mensili certificate Google di cui il 25% estere. Il tasso di natalità è aumentato portando dopo anni nuove nascite e gioia, la percentuale di mortalità tra gli anziani è scesa del 70% , l’economia del lavoro ha ripreso a funzionare, perché la sperimentazione ha coinvolto diversi abitanti nei servizi primari di accoglienza.

A conferma della valenza scientifica del progetto di riutilizzo sperimentato, e grazie a quattro Atenei – Università Bocconi di Milano, Univeristà IUAV di Venezia, Università UNIMOL del Molise e la Vanderbilt University (Nashville, Tennessee, USA) – abbiamo avuto l’opportunità di partecipare al bando FIRB-Futuro in Ricerca 2008 del Progetto di Ricerca intitolato ‘Cultura, sostenibilità e sviluppo: politiche culturali e rigenerazione di territori marginali, dal caso del Molise a un modello generale'”.

Finita la sperimentazione il monitoraggio è stato relazionato e consegnato, alla Regione Molise e alla sede del Parlamento Europeo di Roma.

Il Molise quindi è stata l’unica regione ad accogliere un progetto autoprodotto da imprenditori culturali impegnati in una sperimentazione socio-culturale unica in Europa che ha generato dei dati importanti: l’arte e l’artista portati in un territorio invertono immediatamente la rotta. Un’azione culturale, dunque, che ha una ricaduta rapida ed efficace sulla comunità. Una sperimentazione che ha funzionato producendo in tre anni ottimi risultati, quello che però poi è fallito è stato il tentativo di stabilità e di riutilizzo definitivo.

E proprio da questa sperimentazione è nato il progetto ‘Molise Parco delle Arti’ (MPA) che ha lo scopo di riutilizzare luoghi – borghi – che vanno verso lo spopolamento e lo svuotamento, trasformandoli in Borghi Artistici, pronti a divenire contenitori di studio e produzione di opere e progetti culturali nazionali e internazionali.

Da Provvidenti furono studiati altri borghi già pronti per il riutilizzo, per esempio Ferrazzano per il teatro, Molise come borgo della storia, Sant’Angelo Limosano come borgo del sorriso/cabaret, San Giuliano del Sannio che potrebbe essere il borgo delle favole e Cercepiccola borgo dei sentieri. Un progetto quindi che potrebbe fare del Molise il Parco delle Arti, portando con sé tutta una serie di opportunità per il territorio. Perché lo sviluppo del progetto creerebbe una sorta di indotto che porterebbe le persone, anche da fuori, a venire sul territorio, ridando alle persone del posto una rinascita, facendoli così uscire da una depressione, ma allo stesso tempo creerebbe delle nuove opportunità lavorative per la regione.

“Riutilizzare un borgo allo svuotamento come amiamo sottolineare, significa a nostro avviso, prima di tutto osservarne il vuoto con conoscenza, rispetto e creatività, riconoscendone il forte valore anche energetico, che lo rende luogo ideale per accogliere e nutrire la fase di riposo o progettazione di un artista o di un creativo.

Ci sono tantissimi artisti della musica, del cinema, del teatro, dell’arte contemporanea ecc… che sognano luoghi di ritiro ideali per la preparazione dei loro spettacoli e opere artistiche, artisti pronti a osservare, amare e raccontare i loro “villaggi creativi”, vivendoli realmente e proteggendoli con il massimo dell’impegno, disponibilità e umiltà”.

E se questa idea che ha portato dei buoni risultati con la sperimentazione di Provvidenti potrebbe essere davvero una seria e fruttuosa opportunità per il Molise, c’è chi è sordo. Infatti, il progetto è stato proposto dal 2008 a tutte le giunte regionali , compresa l’ultima, ma nessuno ha mai sposato tale iniziativa. E questa, purtroppo, è la dimostrazione che il Molise non è vittima solo di una carenza di servizi o criticità legate ad altro, ma c’è una resistenza anche politica verso qualcosa di buono e produttivo per il territorio. Troppo spesso infatti le istituzioni sono sorde a quell’input che viene dalle professionalità del posto e dal territorio stesso.

Perché quindi se un progetto funziona e sono i dati di un monitoraggio durato tre anni e la presenza di artisti che lo attestano, non promuoverlo e provare a investire?

La nostra regione è di fatto un territorio che è allo svuotamento e sarebbe necessario osservare questo svuotamento senza timore e vederlo come una opportunità e con uno sguardo contemporaneo cambiando visione e atteggiamento verso lo svuotamento. Per questo il progetto Molise Parco delle Arti potrebbe portare a rendere concreta questa visione, perché l’effetto che ha l’arte e l’artista in un luogo vuoto può essere davvero positivo. Il Molise detiene l’unica sperimentazione monitorata con oltre 40 artistici testimonial ed è impensabile che non riproponga quel modello all’interno di questa regione e non lo faccia prima di altre. In questo caso non sarebbe giusto arrivare dopo.