di Antonio Di Monaco
Il ministero della Salute ha dato il via libera al commissario ad acta, Angelo Giustini, per il centro Covid all’ospedale Vietri di Larino. La trasferta romana del funzionario di governo ha portato i frutti sperati, considerando che lo stesso Giustini era stato convocato nella capitale dai vertici del dicastero, Zaccardi e Urbani, per un confronto sulla sua ordinanza con cui aveva dato il via al funzionamento del Vietri come ospedale per il ricovero dei pazienti Covid in terapia sub-intensiva. Il prossimo passo toccherà all’Asrem con l’attuazione dell’ordinanza. Tra i primi a commentare la notizia, l’ex governatore, Michele Iorio, secondo cui “è questo il primo passo per una gestione più ordinata della rete ospedaliera regionale. Questa è certamente la vittoria dei molisani”.
E dire che nella giornata di mercoledì scorso era successo davvero di tutto sull’asse Toma (presidente della Regione)-Giustini (commissario ad acta per la sanità)-Florenzano (direttore generale dell’Asrem). Prima i 60 posti letto messi a disposizione dalla “fondazione Pavone”, struttura del gruppo Neuromed, con personale e macchinari annessi, poi il colpo di scena con il Vietri di Larino che diventa centro Covid con 60 posti letto a disposizione, macchinari ad uso gratuito da parte del Neuromed e personale della struttura di Pozzilli a spese dell’Asrem con l’ipotesi – cui si è opposto il Pd, partito di maggioranza al Comune di Larino – di spostare altrove il reparto di riabilitazione. Ma non finisce qui perché, dopo nemmeno 24 ore, vengono assegnati 54 posti letto al Gemelli S.p.A. di Campobasso, di cui 4 di terapia intensiva e 50 di terapia sub-intensiva con l’Asrem che dovrà comunque fornire il personale sanitario.
Tutto è bene quello che finisce bene? Non proprio, perché qualche considerazione, su come si è arrivati a questo punto, bisogna pur farla. Un generale in pensione (Giustini), abituato a impartire ordini e a prendere decisioni in poco tempo, di fatto, non è riuscito in un anno a trovare dei posti letto per i malati Covid e, soprattutto, non è riuscito ad imporre le sue decisioni al direttore generale dell’Asrem. Un esempio per capire: A Bologna all’ospedale Sant’Orsola, sede della facoltà di Medicina, quando un anno fa hanno terminato i posti letto per i pazienti Covid, si è deciso di  allestire un’ala della facoltà in 48 ore con tutti i macchinari. Per reperire il personale necessario, il governatore (poi riconfermato a giusta ragione) Bonaccini e i suoi consulenti – tra cui il luminare dei trapianti, Elio Iovine – ha disposto di affittare tutte le cliniche private presenti sul territorio e di eseguire lì tutte le operazioni chirurgiche programmate e straordinarie. Risultato? Nessuna interruzione di pubblico servizio o disagio per i malati, oltre a rendere da subito sicuri i percorsi dei Pronto Soccorso. Perché non si è fatto lo stesso anche in Molise? Uno dei motivi è da ricercare nella mancanza di medici e infermieri che si sarebbero potuti assumere sfruttando i decreti per l’emergenza Covid, varati dal governo fin dallo scorso mese di marzo, che derogavano al fabbisogno di personale già pianificato. Ma nulla di tutto questo è stato fatto, salvo poi arrivare con l’acqua alla gola e agire in fretta e furia.