di Antonio Di Monaco

Il tormentone “centro Covid a Larino sì-centro Covid a Larino no” – a pochi giorni dall’inizio del Festival di Sanremo, tanto per restare in tema – si arricchisce di un nuovo colpo di scena o, meglio, di un turning point in un film che non sembra ancora avere un finale. Nelle ultime ore, il presidente della Regione, Donato Toma – notoriamente da sempre contrario a questa soluzione insieme a pochi altri in verità – ha fatto sapere che “gli ispettori hanno sancito la inidoneità a conversione sia parziale sia totale del Vietri in ospedale Covid. I problemi individuati sono la Terapia Intensiva datata, l’Rx datata e tutta una serie di altre criticità che non consentono di fare ora del Vietri un ospedale regionale Covid. L’unica soluzione per riattivarlo era vincere una battaglia per la revisione del Dm 70, ma se si voleva fare un nuovo ospedale a Larino servivano investimenti per oltre 100 milioni di euro. Con il pronunciamento degli ispettori si chiude un dibattito che va avanti da mesi. Se poi il commissario Giustini ha detto che il Vietri può essere utilizzato per ospitare pazienti Covid paucisintomatici in un’ala della struttura, vuol dire che si può fare. Ma diventerebbe un Covid hotel”.

Eppure, non più di una settimana fa, il ministero della Salute aveva dato il suo assenso alla realizzazione come ebbe a riferire il commissario ad acta, Angelo Giustini appositamente convocato a Roma per l’occasione. Dunque, il dicastero smentisce clamorosamente se stesso e, soprattutto, si prende così gioco di un’intera regione già messa in ginocchio dalla nuova escalation di contagi che ha comportato il trasferimento in elicottero fuori regione dell’undicesimo paziente, stavolta destinazione Roma.

Solo nelle scorse ore, lo stesso commissario e il direttore generale dell’Asrem, Oreste Florenzano, si sono recati a Larino per una riunione operativa a dimostrazione – magari non solo a beneficio dei fotografi – che il progetto potrebbe davvero decollare. Secondo quanto appreso, il Vietri dovrebbe ospitare 25 posti letto Covid destinati ai pazienti paucisintomatici. Una soluzione che però, secondo le malelingue, servirebbe solo a gettare fumo negli occhi per placare l’indignazione popolare perché, i paucisintomatici, dovrebbero essere curati a casa dalle Usca (Unità Sanitarie di Continuità Assistenziale) o seguiti, sempre dalle Usca, nei Covid hotel che servono solo per ospitare chi deve osservare il periodo di isolamento in quanto positivo. Quindi, poco meno di un brodino in confronto all’escalation di contagi sospinta anche dalla variante inglese del virus. Una presa in giro in piena regola che ha fatto da prologo alla clamorosa retromarcia del ministero della Salute. E i molisani – si fa per dire – ringraziano.