di Alessandro Matticola

 

I teatri sono chiusi, i cinema anche, di concerti neanche a pensarci. La cultura è chiusa con una porta blindata da un anno, fatte salvo le iniziative on line che non daranno mai però le stesse emozioni.

Sanremo no. Sanremo resiste. E già questo ha creato non poche critiche tutte giustificate.

Una cosa è certa: il Festival conserva ancora un certo appeal e soprattutto, nonostante una certa voglia di conservare la tradizione, ha saputo adeguarsi ai tempi. La musica è cambiata radicalmente e nonostante le critiche, soprattutto da parte dei “signori imbellettati”, anche Sanremo ha letteralmente cambiato musica.

D’altronde, è sempre stato così. Le critiche sugli artisti non sono mai mancate come sugli ospiti. Che Sanremo Sarebbe senza casini a fare da contorno. Certo, ci sono state delle edizioni peggiori di altre. Resterà principe quella condotta da un’inadeguata Antonella Clerici nel 2010, che vide l’esclusione di Malika Ayane che partecipò con “Ricomincio Da Qui” salutata non solo dai fischi del pubblico ma soprattutto dall’ammutinamento dell’orchestra, che si vide costretta ad eseguire un imbarazzante testo vincitore di Valerio Scanu, senza alcun senso logico, accompagnato al secondo posto dalla rinascita inaspettata di Emanuele Filiberto Di Savoia e vedendo relegato al terzo posto Albano che, per quanto forse sia superato, in quel trio vincitore era l’unico che aveva qualcosa da dire vocalmente e musicalmente.

E le proteste come i momenti imbarazzanti non si contano soprattutto nelle edizioni degli ultimi 40 anni del Festival.

Peter Gabriel nel 1983 che cantando “Shock The Monkey” attaccato ad una fune, sbatte contro il palco. L’esclusione di “Spalle Al Muro” di Renato Zero che non viene fatta vincere nell’edizione del 1991 e la mancata vittoria de “La Terra Dei Cachi” di Elio e Le Storie Tese nel 1996 che fecero rumoreggiare e non poco il pubblico in sala così come, nella stessa edizione, il problema al microfono di Amedeo Minghi mentre canta “Cantare È D’Amore” (brano che ancora oggi commuove fino alle lacrime). O ancora l’edizione del 1997 dove Pippo Baudo farà una magra figura con George Benson che, dopo aver eseguito un brano, resta sul palco a suonare “Breezin” con il conduttore siciliano che cerca di mandarlo via. Edizione molto jazz dal punto di vista degli ospiti quella, che vide anche la partecipazione di Pat Metheny accompagnato dalla nostra Rita Marcotulli.

E poi i momenti no. Nell’edizione del 2001 si aspettavano tutti un’esibizione scandalo da parte di Eminem, salutato con grande paura tanto da essere quasi sul punto di non farlo apparire. E poi salgono su palco i Placebo e il frontman Brian Molko risponde ai fischi dell’Ariston distruggendo alla maniera di Kurt Cobain una chitarra contro un amplificatore, con Megan Gale che cerò di smorzare i fischi con un sussurrato “La Liguria è bellissima” ed un sorriso a 72 denti “E adesso la pubblicità” come dice Claudio Baglioni, che non si sa se ha condotto le due edizioni del 2018 e del 2019 per cantare i suoi brani o per presentare il festival.

E arriviamo ai fuori programma imbarazzanti. Il più famoso di tutti resta Pino Pagano che minaccia di buttarsi dalla balconata durante il festival del 1995, con Pippo Baudo che riesce a sventare il peggio. Poi si scoprirà che era una messa in scena da parte del ragazzo per cercare fama. Altro momento imbarazzante, la pornostar Laura Perego che salì nuda sul palco dell’Ariston mentre Paolo Bonolis intervistata il patron di Playboy Hugh Hefner. In quell’occasione, il fare splendido del conduttore romano servì solo a smorzare la tensione. O ancora i due lavoratori in protesta all’inizio della prima serata condotta da Fabio Fazio nel 2014 che minacciarono – come accaduto 19 anni prima – di buttarsi da una balconata del teatro così come l’anno prima, edizione sempre condotta da Fazio, quando Maurizio Crozza venne contestato per la sua satira politica.

A proposito di politica, nulla da dire su Amadeus e Fiorello. Il primo ha alle spalle lunghi anni di conduzione di trasmissioni televisive musicali, dal Festivalbar a Un Disco Per L’Estate (bei tempi andati!!), l’altro è tra i comici più bravi che abbiamo in Italia ed anche lui di musica se ne intende, dal Karaoke nelle piazze al qualche successo negli anni ’90 e inizio 2000. Ma una cortesia, se non si chiede troppo. Il periodo è già quello che è, Amadeus è stato il primo a dire che il loro dovere è divertire il pubblico. Considerando il privilegio di essere l’unico spettacolo ad andare in scena da un anno ad oggi, si potrebbe avere un festival scevro davvero da ogni satira politica e goderci lo spettacolo senza allungare i tempi più del dovuto?

E dopo questa carrellata di “svarioni”, vediamo chi saranno i protagonisti di questa edizione.

Aiello – Ora. Ha spopolato la scorsa estate con il singolo “Vienimi (A Ballare)”, ma pochi ricorderanno la sua prima apparizione a Sanremo Giovani nel 2011. Di strada ne ha fatta, compreso una candidatura al David di Donatello per la colonna sonora del film “Bangla”. “Ora” è una canzone fortemente autobiografica come ha dichiarato lo stessi Aiello, che scava nel passato dell’artista.

Annalisa – Dieci. Il suo ultimo album “Nuda” – di cui uscirà una riedizione in occasione del Festival – sta andando alla grande. Dopo il secondo posto ad Amici nel 2010, questa è la quinta partecipazione a Sanremo che la vide quasi trionfatrice nel 2018 con “Il Mondo Prima Di Te”. “Dieci” è la storia di un amore al tramonto, ma che si cerca di salvare fino all’ultimo.

Arisa – Potevi fare di più. Sanremo la lancia sul palcoscenico della musica nel 2009, vincendo nella categoria giovani. La ragazza sbarazzina col caschetto è cresciuta e l’amore semplice e complice di “Sincerità” si è trasformato in quello tragico di “La Notte” che la vide classificarsi al secondo posto nel 2012 e vincitrice due anni dopo con “Controvento”. Nel 2015 anche una conduzione del Festival. “Potevi fare di più” è un brano scritto da Gigi D’Alessio. Anche qui, storia d’amore finita per le mancanze di lui.

Bugo – E invece sì. È l’artista che non ti aspetti a Sanremo, proveniente dalla scena indie italiana, al pari delle partecipazioni di Marlene Kuntz e Afterhours. Dopo la magra figura causata dall’arroganza – per molti estro creativo (mah!) – di Morgan lo scorso anno (il famoso “Che succede?!”), Bugo ci riprova quest’anno con un brano sull’importanza di essere se stessi.

Colapesce e Dimartino – Musica leggerissima. C’è spazio anche per il cantautorato in questo Festival, quello dei due artisti Siciliani. Provenienti anche loro dal sottobosco musicale italiano, quello della scena alternative, incidono un album insieme lo scorso anno, molto denso, in cui vi è anche una partecipazione con la conterranea Carmen Consoli. Brano dedicato alla musica quello del duo, alla potenza di questa arma.

Coma Cose – Fiamme negli occhi. Da un po’ di anni Sanremo suona anche Rap ed Hip-Hop. È il caso del duo milanese Coma Cose, che da spalla dei Phoenix in Francia, arriva sul palco dell’Ariston dopo anni di collaborazioni d’eccezione, dai Subsonica a Francesca Michielin. Canzone d’amore che guarda ai problemi del quotidiano di due persone che, nonostante tutto, si vogliono ancora bene.

Ermal Meta – Un milione di cose da dirti. Il Lupo d’origine albanese ci prova ancora. L’ex frontman del gruppo La Fame Di Camilla (“Storia di una favola”), dopo la vittoria nel 2018 insieme a Fabrizio Moro con “Non mi avete fatto niente”, che rischiò anche l’esclusione e il terzo posto con “Vietato morire” l’anno prima, “Un milione di cose da dirti” continua a guardare al sociale, a non abbassare la guardia, a non mollare.

Extraliscio feat. Davide Toffolo – Bianca luce nera. Gruppo romagnolo alla prima esibizione al Festival, in compagnia del frontman dei Tre Allegri Ragazzi Morti. Sound molto alternativo, una formazione tutta da scoprire che riserverà grandi sorprese con una ballata folk dal timbro molto “balkan”.

Fasma – Parlami. Seconda partecipazione a Sanremo per il rapper romano, dopo l’esordio tra i giovani due anni fa che lo vide classificarsi al terzo posto. Altra canzone d’amore in stile rap, questa volta che guarda però ad un sentimento più semplice.

Francesca Michielin e Fedez – Chiamami per nome. Probabilmente sono stati i primi artisti ad annunciare la loro esibizione al Festival di quest’anno. Dopo “Il cigno nero” ci riprovano di nuovo. Canzone d’amore che ricalca in tutto lo stile dei due: più duro lui, più dolce lei.

Francesco Renga – Quando trovo te. Partecipa a Sanremo con i Timoria nel 1991 tra i giovani, quando il gruppo udinese simbolo del rock alternativo italiano era sulla cresta dell’onda. Poi i dissapori con Omar Pedrini e la separazione, fino alla partecipazione separata nel 2002: Timoria da un lato con “Casa mia” e Renga dall’altro con “Tracce di te”. Il resto è storia: l’abbandono del rock e lo sposalizio con un genere più pop e leggero. “Quando trovo te” è una canzone d’amore ma non “all’amato bene”, ma alla sua città.

Fulminacci – Santa Marinella. Altro esponente della scena indipendente nostrana, con alle spalle già una Targa Tenco ed un Premio MEI nel 2019. Un po’ come Renga, il giovane cantautore romano dedica la canzone alla città eterna, partendo da Santa Marinella nei pressi di Civitavecchia.

Gaia – Cuore amaro.  Scala le classifiche con “Chega” nella primavera dello scorso anno. Padre italiano e madre carioca, la giovante cantante reggiana ma Mantovana di adozione – vive a Viadana – e con doppia cittadinanza (brasiliana e italiana), passa dal portoghese all’italiano e approda a Sanremo. Un pezzo tutto da ballare, come la sua anima verde-oro.

Ghemon – Momento perfetto. Seconda partecipazione al Festival per il rapper avellinese. “Momento perfetto” è un brano che parla del momento giusto, quello che è il tuo momento, quello in cui farti sentire.

Gio Evan – Arnica. Dalla poesia alla canzone. Giò Evan passa con una facilità estrema dalle parole recitate a quelle cantate per narrare i sentimenti con una semplicità disarmante. “Arnica” non è un brano autobiografico, ma di sicuro c’è qualcosa del poeta pugliese nel narrare la vita contenuta in questo brano.

Irama – La genesi del tuo colore. Ci prova a Sanremo Giovani nel 2016, ci riesce ad Amici due anni più tardi. Ci riprova all’Ariston nel 2019, ci riesce di nuovo nell’edizione speciale di Amici per il covid lo scorso anno. Dopo “Nera” e “Arrogante”, “La genesi del tuo colore” sa già di nuovo tormentone da spiaggia.

La Rappresentante di Lista – Amare. Altro gruppo della scena indie italiana che non ti aspetti a Sanremo e che promette spettacolo nella sua esibizione. “Amare” non è la solita canzone d’amore, ma cerca di andare più nel profondo.

Lo Stato Sociale – Combat Pop. Dopo essere stati per anni esattamente all’opposto della musica che risuonava dal palco dell’Ariston, nel 2018 spopolano al Festival con “Una vita in vacanza” che conquista il secondo posto. “Combat pop” cerca di tornare un po’ all’origine del gruppo., quando protestava contro tutto e tutti-

Madame – Voce. C’è anche spazio per il rap al femminile, con Madame che già a 16 anni firma un contratto con la Sugar di Caterina Caselli che in musica ci ha sempre visto lungo (vedi Elisa e i Negramaro). “Voce” è una canzone che parla di una lontananza fisica, che ricorda molto quella che stiamo vivendo in questa pandemia.

Malika Ayane – Ti piaci così. L’abbiamo ricordata prima. Le rubano la vittoria nel 2010 relegandola al quinto posto con “Ricomincio da qui”, ci aveva già provato nel 2009 con “Come Foglie” e ci ha riprovato nel 2015 con “Adesso e qui (Nostalgico presente)”. “Ti piaci così” è completamente diversa dalle precedenti esibizioni all’Ariston, chissà se sarà la volta buona.

Maneskin – Zitti e buoni. Dal successo di “X Factor” a “Marlena” fino ad approdare finalmente sul palco dell’Ariston. “Zitti e buoni” è un brano sull’essere se stessi, altro tema molto ricorrente in questa edizione del Festival.

Max Gazzè e Trifluoperazina Monstery Band – Il farmacista. Gazzè non ha bisogno di presentazioni e di molte parole. E soprattutto, i suoi brani sono sempre una sorpresa. Giunto alla sua 6^ partecipazione a Sanremo, “Il Farmacista” è un brano tutto da ascoltare e da scoprire.

Noemi – Glicine.  Anche Noemi – nome d’arte di Veronica Scopelliti – altra figlia di X Factor, ci riprova per la sesta volta, con un terzo posto nel 2010. “Glicine” è un brano che rispecchia molto le altre esibizioni al Festival della cantante romana: voce graffiata ed una vena di malinconia.

Orietta Berti – Quando ti sei innamorato. C’è spazio per la musica indie, per quella alternativa, per un po’ di dance e di rock, per il rap e l’hip hop sia col fiocco azzurro che col nastro rosa. C’è spazio anche per il revival, come accade da un po’ di edizioni. Orietta Berti ci prova con un brano vecchio stile. Anche questa sarà una sorpresa.

Random – Torno a te. C’è tanto rap in questa edizione del Festival. Random, pseudonimo di Emanuele Caso, nato a Massa di Somma in provincia di Napoli, partecipa con “Torno a te”. Si canta l’amore difficile, quello di tutti i giorni, quello ricambiato e poi c’è Emanuele che canta quello desiderato ma (quasi) impossibile.

Willie Peyote – Mai dire mai (La locura).  Abbiamo iniziato col rap, si conclude – in ordine alfabetico – col rap! Willie Peyote, all’anagrafe Gugliemo Bruno, nel suo pedigree annovera anche una collaborazione con i Subsonica, porta sul palco un altro brano di protesta nei confronti del mondo odierno, pilotato da Tik-Tok e Spotify.

Grandi sorprese, un po’ inaspettate, per la serata dei duetti che non ha mai deluso le aspettative. Ci sarà anche spazio per un brano commovente di un grandissimo cantautore bolognese che ha sempre criticato il Festival e lo ha sempre rifiutato, non preannuncio altro.

Solo un appunto. La serata dei duetti ci sarà il 4 marzo. E ricorrono i 50 anni dalla pubblicazione del noto brano di Lucio Dalla. Eppure nessuno si è accorto di questa cosa…

Tutto da scoprire invece il mondo dei giovani.

Folcast, pseudonimo di Daniele Folcarelli, laureato in chitarra al Conservatorio, apriva i concerti di Daniele Silvestri. Greta Zuccoli, diplomata in canto jazz al conservatorio S. Pietro a Majella di Napoli, è stata adulata da Diodato, vincitore della scorsa edizione e vanta una collaborazione con Damien Rice. Wrongonyou, pseudonimo di Marco Zitelli, non ha aperto solo i concerti di Daniele Silvestri, ma anche quelli di Niccolò Fabi, Levante e The Lumineers. Davide Shorty ha già all’attivo due album ed una collaborazione con Tormento. Gaudiano viene da Foggia, suona la chitarra regalatagli dal padre che porta dentro di sé e nella sua musica, dopo la sua scomparsa. Simone Avincola ha dalla sua l’apprezzamento “mostri” della musica d’autore italiana come Edoardo De Angelis (Schola Cantorum), Riccardo Sinigallia, Freak Antoni degli Skiantos e Paolo Giovenchi. Partecipa al Festival dopo aver fallito due tentativi, nel 2016 e nel 2019. Elena Faggi, classse 2002, è la più giovane dei giovani ed ha alle spalle la vittoria ad Italia’s Got Talent del 2017.  Vincitori di Ama Sanremo, i Dellai sono invece due fratelli gemelli, un architetto ed un diplomato al conservatorio Rossini di Pesaro.

Appuntamento per martedì sera su Rai Uno. E poi, “se viene voglia di cantare, canteremo… Perché Sanremo è Sanremo!