di Antonio Di Monaco

In genere, come si suol dire, se Atene piange, Sparta non ride. Ma se si tratta di allestire ospedali Covid a tempo di record, l’unico a piangere è il Molise mentre altrove, pur se di certo non ridono, riescono a ricavarli persino da locali abbandonati. L’esempio concreto non è neanche troppo lontano. A Pescara ne hanno inaugurato uno da 214 posti lo scorso 14 luglio 2020, realizzandolo in meno di tre mesi grazie ai fondi (11 milioni) stanziati dalla Protezione Civile, dalla Banca d’Italia e dalla Asl di locale. In Molise, invece, a quasi un anno dallo scoppio della pandemia, non si è stati capaci neppure di realizzare percorsi separati in almeno un ospedale e di far arrivare ossigeno sufficiente nei reparti trasformati, alla bell’e meglio, per la cura del Covid.

Ma a tutto questo è stata la stessa Asrem a dare una risposta che suona come un ammissione di colpa e di incapacità con un documento (protocollo partenza numero 23455/2021 dello scorso 13 febbraio) a firma del direttore amministrativo, Antonio Lastoria, del direttore sanitario, Maria Virginia Scafarto e del direttore generale, Oreste Florenzano, indirizzato alla struttura commissariale e al presidente della Regione. “Si chiede, pertanto, di conoscere con estrema urgenza – si legge nel documento – cosa preveda la Fase 5 che, con le citate delibere, era stata demandata alle misure programmatorie e operative in capo alla struttura commissariale stante la dichiarata impossibilità da parte di Asrem di rispondere con le proprie strutture e risorse a questo nuovo picco epidemico che comporta l’occupazione totale dei posti letto sia in Terapia Intensiva sia in area sub-intensiva”.

Del resto, non c’era bisogno di costruire niente, con gli enormi spazi a disposizione nell’ospedale Vietri di Larino, ma solamente di completarlo con attrezzature e personale. Dallo scorso aprile ci sarebbe stato tutto il tempo per avere le capacità di affrontare al meglio la pandemia, arrivata in Molise – come ampiamente previsto – con tutta la sua letale portata, abbattutasi su una regione già in grave difficoltà e con un presidente i cui mantra sono “tutti dovremo morire” e “la sanità è gestita dal governo, non dalla Regione”. Nemmeno Ponzio Pilato avrebbe saputo far meglio.