di Antonio Di Monaco

“Per capire davvero, bisogna seguire il percorso del denaro”, affermava Giovanni Falcone. Ed è così anche per la gestione della sanità pubblica molisana (o di quel che ne rimane) chiedendosi innanzitutto perché il presidente della Regione, Donato Toma, non ha voluto l’ospedale Covid: per mero capriccio al fine di dimostrare chi è che conta oppure perché avere ospedali pubblici per infettivi è in contrasto con gli interessi del privato convenzionato che vuole fette ancora maggiori della sanità pubblica? Del resto, anche la medicina territoriale ha dei costi, e per attuarla occorrono risorse che, invece, stanno andando in misura crescente ai privati, come dimostrano l’insistenza di Renzi per il Mes.

Per capire meglio tutto quanto, bisogna tornare indietro a luglio 2020 quando la torre Covid del Cardarelli aveva già un finanziamento dedicato, ancora prima che ci fosse la programmazione, per un importo di 9,2 milioni a valere sugli ospedali del Molise. Il gruzzolo, però, lo ha tenuto in mano il governo e, le gare di appalto per realizzare i progetti approvati, sono state espletate solo a metà ottobre, del direttore generale della programmazione sanitaria del ministero della Salute, Andrea Urbani. Lo stesso che ha firmato la relazione sullo stato degli ospedali pubblici molisani e che è finita nel mirino del comitato “Verità e dignità per le vittime del Covid” che ha rilevato diversi passaggi ambigui.

Ciò che invece è assolutamente chiaro è che la seconda fase della pandemia è stata affrontata con ingiustificati ritardi, contraddicendo lo stesso Dpcm che predisponeva il rinforzo delle strutture sanitarie allo scopo di prevenire – e non inseguire – la corsa del virus. Tutto ciò ha comportato inevitabilmente un aumento delle vittime, specialmente i soggetti più indifesi, che ha costretto a stipulare ulteriori convenzioni con i privati e, quindi, ad accrescere il profitto dei ricchi.

Infatti, semmai la torre Covid al Cardarelli di Campobasso venisse costruita – in otto mesi di lavoro, secondo stime attendibili e salvo imprevisti – non sarebbe utile al superamento dell’attuale emergenza. Sulla questione è intervenuto il consigliere regionale di maggioranza di FdI, Michele Iorio, che ha proposto di “bloccare i lavori mai iniziati al Cardarelli e utilizzare quei fondi per le piccole ristrutturazioni del Vietri individuando il centro di Larino come unico centro Covid regionale ponendo fine anche al trasporto di pazienti fuori regione nonché alle strutture mobili; liberare la struttura del Cardarelli facendola tornare ad essere un ospedale per le patologie ordinarie; eseguire i lavori per adeguare i pronto soccorso di Campobasso, Isernia e Termoli ed, infine, di chiudere questa lunga pagina di contrasti e discussioni su eventuali responsabilità pregresse che servono più a giustificare l’incapacità di chi oggi governa nel fronteggiare l’emergenza piuttosto che a trovare soluzioni idonee per restituire ai molisani il diritto a vivere”.