La pandemia di coronavirus ha rallentato la corsa dell’imprenditoria femminile. A fine 2020 si registra un calo dello 0,29% delle imprese guidate da donne, per un totale di 4mila attività in meno rispetto al 2019. I dati emergono dalle elaborazioni condotte dall’Ufficio Studi Confesercenti.

Dato negativo dopo sei anni

Per l’imprenditoria femminile – finora cresciuta più velocemente di quella maschile – si tratta della prima battuta d’arresto in sei anni. La perdita – ascrivibile interamente alle regioni del Centro Nord (il Mezzogiorno segna infatti un +0,26%) – interrompe una crescita costante dal 2014. I dati di fine 2020, emerge dalle elaborazioni, mostrano che la gestione dell’emergenza sanitaria ha prodotto una battuta d’arresto soprattutto sulle imprenditrici giovani. Le aziende guidate da donne di meno di 35 anni di età hanno ridotto lievemente il proprio peso sulla componente imprenditoriale femminile. Le attuali 154mila attività di giovani donne sono l’11,52% del totale, mentre nel 2019 erano il 12,02%.

Tiene il Sud

Sono soprattutto le regioni del Centro che vedono ridurre la partecipazione femminile al mondo dell’impresa, evidenzia l’analisi: oltre 2.400 le attività in meno nel 2020 rispetto al 2019, con una diminuzione dello 0,81%. Nel Nord Est le imprese guidate da donne calano di quasi 1.500 unità (-0,63%), mentre il Nord Ovest registra poco più di 1.200 imprese femminili in meno rispetto all’anno precedente (-0,39%). Positivi al contrario i dati del Mezzogiorno: quasi 1.300 le imprese in più, pari al +0,26%.

Inevitabile epilogo causato dalla pandemia che ha visto ricadere sulla donna maggiori incombenze familiari. Un obiettivo da perseguire è quello di sostenere le imprenditrici nonché la crescita del Pil e l’occupazione dell’Italia.