Il 4 marzo 2021 la Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha presentato la proposta di una direttiva sulla trasparenza salariale per garantire che nell’Unione Europea donne e uomini ricevano la stessa retribuzione per uno stesso lavoro. La direttiva è un atto legislativo dell’Unione che stabilisce un obiettivo che tutti i paesi dell’UE dovranno realizzare, dopo averla recepita con disposizioni nazionali che devono stabilire come questi obiettivi vadano raggiunti. La proposta di direttiva tiene conto delle criticità cui sono attualmente esposti i datori di lavoro a seguito dell’emergenza sanitaria Covid-19 per cui, in un primo periodo, sarà vincolante per le imprese che occupano almeno 250 dipendenti.

In che cosa consiste la proposta?

I datori di lavoro con almeno 250 dipendenti devono rendere pubbliche all’interno della loro organizzazione le informazioni sul divario retributivo tra donne e uomini e, a fini interni, dovrebbero fornire informazioni sul divario retributivo tra donne e uomini che svolgono lo stesso tipo di lavoro. Nella proposta si dice anche che, se dovesse risultare un divario retributivo di genere di almeno il 5 per cento e se il datore di lavoro non è in grado di
giustificare tale divario in base a fattori oggettivi neutri dal punto di vista del genere, dovranno essere rivalutate le retribuzioni anche con la collaborazione dei rappresentanti dei lavoratori.

La Presidente von der Leyen in merito ha affermato che “lo stesso lavoro merita la stessa retribuzione e per la parità di retribuzione è necessaria la trasparenza. Le donne devono sapere se i loro datori di lavoro le trattano in modo equo. In caso contrario, devono potersi opporre e ottenere ciò che meritano”.

Il diritto alla parità di retribuzione per uno stesso lavoro tra uomini e donne è un principio fondante dell’Unione Europea sin dal trattato di Roma del 1957, ma ancora oggi è in buona parte non applicato. Nel 2006 è stata emanata una direttiva, la n. 2006/54/CE, a cui si è unita, nel 2014, una Raccomandazione della Commissione, che impone al datore di lavoro di assicurare la parità della retribuzione tra lavoratori e lavoratrici. Inoltre abbiamo una comunicazione della
Commissione del 2011

A che punto stiamo? Secondo i dati forniti da Eurostat il divario retributivo di genere nell’Unione Europea è pari al 14,1 per cento. È opinione della Commissione che, ad ostacolare l’applicazione di queste norme sia proprio la mancanza di trasparenza retributiva, obiettivo principale della proposta. La mancanza di trasparenza salariale – scrive la Commissione – crea una “zona grigia” che favorisce il perpetuarsi di pregiudizi di genere nella determinazione dei salari».

La proposta, che contiene anche varie altre misure in materia di trasparenza salariale, e non è solo relativa alla differenza di genere, passerà ora al vaglio del Parlamento Europeo e del Consiglio dell’Unione Europea. Una volta adottata, gli stati membri avranno due anni di tempo per decidere se discuterne e se modificarla, per poi inserirla nel proprio ordinamento giuridico. La parità retributiva è attenzionata da molto tempo dalle istituzioni europee che hanno istituito la
“ Giornata europea della parità retributiva” che indica il giorno in cui le donne smettono simbolicamente di essere pagate rispetto ai colleghi uomini per lo stesso lavoro. Nel 2020 è stato il 10 novembre.

Alla vigilia di questa giornata simbolica, Věra Jourová, Vicepresidente per i Valori e la trasparenza, Nicolas Schmit, Commissario per il Lavoro e i diritti sociali e Helena Dalli, Commissaria per l’Uguaglianza, hanno dichiarato: “Donne e uomini sono uguali. L’Europa sta cercando di riprendersi dalla crisi economica causata dalla pandemia e per farlo ha bisogno di tutti i talenti e di tutte le competenze disponibili. Il lavoro delle donne tuttavia non è riconosciuto al pari di quello dei colleghi uomini. In tutta Europa le donne guadagnano ancora in media 86 centesimi per ogni euro guadagnato da un uomo. Lavorano quindi 51 giorni in più per guadagnare lo stesso stipendio dei colleghi maschi. […] La pandemia ha aggravato queste disuguaglianze di genere strutturali e il rischio di povertà. […] Tutto questo non è solo ingiusto, è contrario a ciò che questa Unione rappresenta. Sono trascorsi più di 60 anni da quando il diritto alla parità retributiva è stato sancito nei trattati dell’UE. Al ritmo attuale ci vorrebbero decenni, se non secoli, per raggiungere
l’uguaglianza. Ciò non è accettabile, dobbiamo accelerare e ridurre a zero il divario retributivo. Qualche mese fa abbiamo presentato la strategia per la parità tra donne e uomini in Europa, che prevede misure volte a colmare il divario retributivo. E non ci fermeremo qui. Qualsiasi discriminazione retributiva residua e qualsiasi pregiudizio di genere nelle strutture retributive deve finire. Nelle prossime settimane proporremo l’introduzione di misure vincolanti in materia di trasparenza retributiva”.

E tutto questo si è concretizzato nella proposta di direttiva della Commissione europea del 4 marzo 2021 che si inserisce pienamente nella strategia per la parità di genere 2020-2025, a sua volta azione prevista all’interno della priorità di lavoro della Commissione per il periodo 2019-2020 denominata “Verso un’Unione dell’uguaglianza”.

 

 

 

 

 

 

 

Redazionale in autogestione a cura di Europe Direct Molise, realizzato nell’ambito del Piano di azione 1 gennaio 2020- 30 aprile 2021- cofinanziato dalla Commissione Europea DG COMM nell’ambito della Convenzione Quadro di Partenariato n. 6/2020 modificata.