di Antonio Di Monaco
“Non c’è nessuna avversione verso l’ospedale Vietri di Larino da adibire a centro Covid che io considero sempre un’opportunità da cogliere, ma bisogna decidere cosa si vuole fare. Ovvero, utilizzarlo per dare impulso alla medicina territoriale ospitando i pazienti dimessi che necessitano della riabilitazione post-Covid”.
Il deputato molisano del Movimento Cinque Stelle, Antonio Federico, sgombra subito il campo dalle critiche – tornate d’attualità dopo l’abbandono dell’Aula del Consiglio regionale da parte del Movimento prima del voto sull’emendamento Iorio proprio a favore di quella struttura ospedaliera – riguardo un suo cambio di posizione nei confronti della struttura frentana nel giugno 2020. “È vero che nel decreto di aprile 2020 si prevedeva di utilizzare anche gli ospedali chiusi o declassati – spiega -, ma poi ci si è resi conto che si sarebbe perso tempo e i fondi sono stati impiegati per rafforzare le strutture e le Terapie Intensive esistenti”. Per Federico, “il budget dei privati convenzionati deriva proprio dalla riabilitazione, ma se non c’è la rete della medicina territoriale come poteva essere con il Vietri di Larino, esso cresce a dismisura ed è la risposta a chi dice che il privato convenzionato è sempre favorito”.    
Nei giorni scorsi, poi, è tornato alla ribalta il decreto Calabria da applicare, eventualmente, anche al Molise.
“In quell’atto non c’è nessun azzeramento del debito – precisa il deputato M5S -, ma viene conferita una serie di poteri aggiuntivi al commissario ad acta come accadrà anche nella nostra regione per la definizione di indirizzi e obiettivi anche nei confronti del direttore generale dell’Asrem (Oreste Florenzano, ndr) che dovrà rispondere direttamente alla struttura commissariale e non più al presidente della Regione. Tornando al caso Calabria, quella regione ha ricevuto soltanto il contributo di solidarietà dalle altre e, se non fossero rispettati i parametri connessi, dovrà essere restituito. La stessa cosa è accaduta al Molise qualche anno fa”. Invece, per quanto riguarda il bilancio regionale, “ci sono tre partite di cui tener conto. La prima – sottolinea Federico – riguarda il contenzioso da 35 milioni di euro con l’Inps in materia di contributi sospesi in seguito al sisma del 2002 e per il quale Toma sta scrivendo lettere di sollecito quando dovrebbe avviare un tavolo con il presidente Pasquale Tridico dell’Inps nazionale; la seconda è inerente ai 26 milioni dei fondi di rischio del bilancio che si riferiscono ai mancati contratti con i privati per cui ora l’obbligo di stipularli e azzerare quel fondo sarà in capo al nuovo commissario e la terza attiene ai 20 milioni derivanti dalle tasse dei molisani che non sono stati utilizzati per il piano di rientro, come accertato anche dalla Corte dei Conti. Una volta esaurite queste tre partite, si potrà pensare ad un piano di rientro effettivo dal debito”. 
Su questo grava anche l’extra budget corrisposto dalla Regione Molise ai privati convenzionati e su cui Federico, a fine dicembre, presentò un ordine del giorno alla legge di Bilancio in corso di approvazione alla Camera per garantire l’esecutività degli accordi interregionali che “al momento non sono stati ancora stipulati pur provandoci da tre anni e anche con il patto della Salute del 2019 che ha preceduto la pandemia, nonostante avessimo garantito una disponibilità immediata di 20 milioni per le Regioni che hanno una mobilità attiva importante, proprio come il Molise che ne ha più di tutti per le sue dimensioni ridotte con i grandi privati convenzionati che vi operano. In questo modo – ha concluso il deputato M5S – tali somme non graverebbero più sulle tasche dei cittadini e si potrebbero liberare per obiettivi importanti”.