di Alessandro Matticola

 

“Dare” in italiano e “to dare” in inglese hanno significati ben distinti. Dare in italiano è sinonimo di donare, concedere e chi più ne ha più ne metta. “To dare” vuol dire osare.

Nel nuovo album del Barry White nostrano c’è spazio per tutt’e due le cose.

Mario Biondi è riapparso nel panorama musicale, dopo tre anni di silenzio, con l’album Dare. È stato lui stesso a raccontare la genesi del titolo, finalizzata a una doppia lettura: quella italiana, più immediata, e quella inglese, dal verbo “to dare”, osare. Osare e risorgere da una pandemia, da una assenza di rumore, con un lavoro che strizza l’occhio al passato ma che guarda al futuro, senza mai però uscire dallo stile che lo contraddistingue. Questo per la gioia dei puristi del genere, dei fan della prima ora e per quella di chi invece ha preferito la sua svolta più funk arrivata con “Beyond” nel 2015.

Un album denso, quasi un’antologia degli stili di Biondi, e che regala grandi sorprese, un “riassunto delle puntate precedenti” in occasione dei suoi 50 anni, compiuti proprio in concomitanza con l’uscita di Dare. L’album è un concentrato di freschezza, leggerezza e spensieratezza che rimandano molto alla bella stagione, ai cocktail in spiaggia, alle serate sul bagnasciuga e alle tintarelle sotto al sole. Ma insieme contiene la classe, lo stile, il sound ricercato e mai banale a cui ha abituato chi lo ascolta, che arriva direttamente dai jazz club e dai wine bar.

È un album veramente per tutti i gusti. Un dono ma soprattutto un osare da parte del crooner.

“Dare” è stato anticipato dal singolo “Cantaloupe Island”, un riarrangiamento del celebre brano di Herbie Hancock eseguita con l’Highfive Quintet, il gruppo storico di Biondi formato tra gli altri da Fabrizio Bosso e Daniele Scannapieco. Nella versione digitale è presente il remix trasmesso dalle radio.

Ma non è la sola cover presente nel disco. L’album si apre con un altro brano eseguito insieme all’Highfive Quintet, “Jeanine” di Eddie Jefferson, “Someday we’ll all be free” di Donny Hathaway e la storica “Strangers in the night” di Frank Sinatra.

Ma non è l’unica sorpresa presente nel disco. Oltre ai brani interpretati insieme alla sua formazione attuale, Mario Biondi si regala ben due brani con gli Incognito, quelli di “Still a friend of mine” per capirci.

E considerato che siamo arrivati a 50 anni, c’è spazio anche per un po’ di italianità, un pallino del cantautore siciliano. In 14 anni di carriera, Mario Biondi ha provato almeno un paio di volte a portare il jazz in casa nostra. La prima nel 2013 con “La voglia, la pazzia, l’idea”, brano scartato a Sanremo. Al Festival ci arriva nel 2018 con “Rivederti”, che però non piace ed infatti si piazza al penultimo posto, bocciato da quel palco dove, duettando con Amalia Gre in “Amami per sempre” nel 2007, aveva iniziato la sua ascesa. Non è per lui, la musica leggera da hit parade non gli appartiene, anche se cantata in italiano e nel suo stile. Ma è siciliano ed è un testardo, ha dovuto sbatterci la testa. Ma la parentesi italiana, in Dare è di altissimo livello. Due i brani in lingua nostrana, “Simili” e “Crederò”, interpretati rispettivamente insieme a Dodi Battaglia, storico chitarrista dei Pooh e al trio Il Volo.

Nella digital version trova posto anche una mega collaborazione, “Show Some Compassion”, in cui oltre a Dodi Battaglia, suonano anche Chuck Rolando dei Passengers, Annalisa Minetti, Enzo Avitabile, Sarah Jane Morris, Jeff Cascaro che aveva già duettato con lui nella cover di “Blue Skies” pubblicata nel 2011, Alain Clark, Paulo Gonzo, Nick the Nightfly, già collaboratore di Renzo Arbore, Luna, emersa dall’edizione del 2018 di X Factor e Omar Lyefook MBE.

L’album contiene altre 3 perle. Due featuring con la jazzista tedesca Olivia Trummer ed un live, a chiusura del disco, di “Sunny Days” allo storico Ronnie Scott’s Jazz Club di Londra, brano pubblicato due anni fa insieme a Cleveland Jones.

“Dare” è un mix di vitalità irresistibile che strizza l’occhio alla bella stagione. Se c’è chi ancora non sa chi sia Mario Biondi, con questo disco ha tutto ciò che gli occorre per conoscerlo. E difficilmente se ne stancherà.