di Miriam Iacovantuono

Ci sono territori che conservano e fanno scaturire emozioni. Emozioni che nascono dalla storia, dall’arte, dalle tradizioni e dalle eccellenze enogastronomiche. E ogni borgo conserva una piccola parte di questo tesoro inestimabile. A far scoprire queste sensazioni che arrivano al cuore, ma anche tutto quello che questi borghi conservano, ci pensa Coltivatori di Emozioni. Un progetto che nasce in Puglia nel 2016 e che ha come obiettivo quello di salvaguardare il patrimonio agricolo italiano andando a recuperare antiche tradizioni agricole, riattivando anche quei piccoli borghi che custodiscono queste tradizioni. Biagio Amantìa, cofondatore del progetto, ha spiegato che si tratta di una idea che vuole ridare valore all’agricoltura, al territorio, ma essere di aiuto a tante piccole aziende agricole a gestione familiare che sono quelle che custodiscono i prodotti tradizionali e che rischiano di scomparire. Un progetto che coinvolge 40 produttori ed è presente in 17 regioni italiane.

“Abbiamo dato vita così a una piattaforma dove utenti, privati e imprese hanno la possibilità di scegliere il produttore che vogliono sostenere e decidere anche le modalità per farlo. Ci sono tre diversi pacchetti, ogni pacchetto prevede una donazione in buoni lavorativi per il produttore selezionato quindi che può usarli per le varie fasi come la vendemmia, la semina e diverse lavorazioni che lo supportano. In più il sostenitore riceve anche un kit di prodotti direttamente dall’azienda agricola selezionata”.

E’ una sorta di adozione a distanza dell’agricoltore. Un progetto che mette al centro l’agricoltura, ma che può portare a delle opportunità o comunque a delle buone pratiche che hanno dei riscontri positivi sul territorio, perché si crea lavoro e c’è comunque qualcuno che decide così di rimanere in quei luoghi.

“Si tratta di un circuito, di una rete formata dagli agricoltori che sono i protagonisti e beneficiari del progetto. Ci sono poi i privati e le imprese che in un certo senso danno il loro contributo. L’idea, che si sta espandendo su tutto il territorio nazionale, è quella di creare questo circuito dove ognuno, a vario titolo, si impegna per il rilancio del nostro territorio e delle microeconomie locali”.

Un progetto, dunque che può essere visto come una opportunità per far tornare o far restare le persone nelle aree interne e che altrimenti potrebbero andare via.

“Il nostro obiettivo è quello di creare occupazione, in ambito agricolo e fare in modo che anche in questi piccoli borghi creando questo circolo virtuoso anche occupazionale è possibile che i giovani non abbandonino la zona e quindi possano rimanere. Si parte quindi dal prodotto per generare delle possibilità per il territorio stesso”.

Un progetto che è approdato anche in Molise e il primo agricoltore molisano a entrare nella rete è stato Stefano Benoni di Petacciato.

“E’ stato il primo molisano a credere in questo concetto di network che può creare benefici ai produttori che ne fanno parte e creare sinergie. Aveva diversi ettari a disposizione però non li coltivava tutti e ora grazie al progetto via via negli anni è riuscito a fare in modo di mettere tutti gli ettari in coltura. E’ stato ottenuto un bel risultato perché vuol dire che attraverso le adozioni, ha ricevuto dei contributi o comunque anche attraverso la vendita del prodotto ha ottenuto dei risultati”.

A questo progetto si unisce poi l’iniziativa il Tour delle Emozioni lanciata nel 2020 e che proseguirà anche nel 2021 in compagnia dello chef Simone Rugiati, rappresentante della cucina italiana e in collaborazione con i Borghi più belli d’Italia che ha a che fare con l’assetto turistico e fa vivere anche da remoto questi piccoli centri e queste realtà agricole. Un tour che lo scorso anno ha fatto tappa anche in Molise proprio nell’azienda agricola di Stefano Benoni. E poi con i Borghi più belli d’Italia anche nel comune di Oratino.

“Andiamo a raccontare le storie di questi produttori, le loro tradizioni”.

Un progetto che ha come slogan “chi semina tramanda” e vuole quindi far conoscere, tramandare la cultura contadina che da sempre ha supportato la nostra economia e il nostro territorio. Un progetto che mira al recupero di ciò che troppo spesso si pensa di abbandonare.

“Il progetto vuole dare motivazioni, stimoli ai produttori piccoli che custodiscono la vera essenza del nostro territorio e cercare di aiutarli in un contesto allargato di rete dove diverse storie possono contribuire al rilancio di piccoli borghi italiani, che così non vengano abbandonati ma valorizzati”.

Un ritorno al passato, a quella terra che è stata un sussidio fondamentale per tante generazioni e soprattutto in territori come il Molise con una vocazione agricola.

“Vogliamo far conoscere da vicino le tradizioni che comunque si stanno perdendo e stare più a contatto con questi produttori che hanno tanto da raccontare e tanto da far vedere. Questo progetto è sicuramente un modo per far conoscere il lavoro che c’è dietro il prodotto”.

Adottare dunque un agricoltore è una buona pratica che può continuare a dare valore all’agricoltura, ma che allo stesso tempo mira alla tutela e allo sviluppo del territorio.