di Epoca Sibilla

Era il 2016 e Valentina aveva solo 32 anni. Una gravidanza gemellare, complicanze, infezioni e dopo due settimane di ricovero presso l’Ospedale Cannizzaro di Catania è morta per una setticemia.

Molto probabilmente Valentina oggi sarebbe qui a raccontare la sua storia. Forse non era quello il momento di diventare madre. Sicuramente un aborto avrebbe potuto scongiurare la sepsi che l’ha uccisa ma, come tutti i quotidiani ai tempi hanno riportato, all’Ospedale Cannizzaro tutti i ginecologi erano obiettori di coscienza e l’ipotesi dell’aborto terapeutico non fu presa in considerazione.

E Valentina è stata, ed è, una delle tante donne che hanno perso la vita a causa di una “coscienza medica” discutibile. Una peculiarità tutta italiana che vede oltre il 70% dei ginecologi obiettori. E pure in Italia la legge 194, proprio quella che all’articolo 9 prevede la possibilità per il personale sanitario di sollevare obiezione di coscienza, non esonera gli obiettori dall’obbligo etico e professionale di intervenire con un aborto nel caso in cui sussista un pericolo grave per la vita della donna.

Una storia, una delle tante, che pone l’accento su un vuoto etico, formativo e professionale.

“La retorica della cultura della vita prevale ancora oggi in un contesto in cui l’egemonia della Chiesa la fa ancora da padrona. Un principio della Costituzione perennemente violato dal Vaticano, che ha combattuto in campo aperto contro gran parte delle leggi italiane volte ad affermare nuovi diritti civili, per lo più riconosciuti da tempo nei paesi europei comparabili con l’Italia. Una Chiesa spesso schierata come un partito politico”, dichiara l’avvocato e promotore dei diritti civili Matteo Fallica.

E il Molise con il dottor Michele Mariano ne è stato esempio per anni. Cosa accadrà quando il noto medico sarà in quiescenza? Quali sono gli aspetti che, spesso, non vengono presi in considerazione? La politica che ruolo ha in tutto questo?

“In prima battuta è necessaria una riforma del sistema universitario. Ai futuri ginecologi la concreta carenza riguardo i temi sensibili non è da considerarsi una dimenticanza, ma una imposizione culturale che segna la formazione e tutta la società. Il giudizio morale è una questione che mina sia i diritti della salute delle donne che la garanzia e la preservazione di uno Stato laico. Aspetto, quest’ultimo,  fondamentale per assicurare ai medici una formazione basata sulla scienza, libera da pregiudizi ideologici”.

Non solo. Il problema ha carattere politico. “Perché se è vero che abrogare la legge 194 è impossibile, pare che oggi il diritto all’aborto si combatta efficacemente attraverso la capillarità e la frammentazione delle delibere regionali e organizzazione delle aziende sanitarie. Sempre in Molise, l’esempio è lampante. È stata creata un’unità operativa ad hoc dove in realtà si tende a ghettizzare chi vi lavora”.

E, nel caso specifico, il dottor Mariano che in solitaria, per anni, ha portato avanti una battaglia per l’affermazione dei diritti delle donne.

“Temo che tra qualche settimana in Molise non esisterà più la 194. Una legge – ricorda Fallica – nata dopo anni di battaglie per debellare l’aborto clandestino, a cui le donne ricorrevano per disperazione e che prevedevano pratiche pericolose che in molti casi potevano portare a infezioni, perforazioni, emorragie e non difficilmente alla morte. E la clandestinità, messa alla porta con una legge, rischia di rientrare a causa della stragrande obiezione di coscienza tra i medici. Chi fa obiezione per l’aborto non offre un’alternativa all’Interruzione Volontaria di Gravidanza. Spero fortemente che venga ristabilita quella che è la legalità. E quel che mi auguro è che Mariano possa restare ancora in servizio, soprattutto alla luce di questa emergenza da coronavirus. La sua esperienza non può essere messa a riposo se pur indetto, lo scorso 4 aprile 2021, un avviso pubblico a tempo determinato per un posto da dirigente medico in ginecologia e ostetricia riservato ai non obiettori di coscienza”.

Diritto all’aborto “significa rispettare chi lo sceglie, tutelare chi lo ha praticato, punire chi lo mette in discussione.
Il diritto all’aborto è innanzitutto mettere al centro la donna. Non è solo avere una legge, ma è una questione molto più alta: vita”.