di Miriam Iacovantuono

Riavvolgendo il nastro che narra di questo anno caratterizzato dall’emergenza sanitaria sembra di assistere al resoconto di quelle che negli anni sono state le scelte di cui il Molise è stato protagonista. È come se si fossero aperti cassetti sigillati da troppo tempo. Come se fosse esploso un vulcano dormiente, portando a valle detriti derivanti da scelte sbagliate. E così nel tempo mentre si continuavano a prendere decisioni, mentre nei palazzi si continuava a discutere di cosa fare o non fare, ci sono state persone – giovani e meno giovani – che ha continuato a riempire valige di sogni e speranze prendendo treni che li ha portati via dalla propria terra. Oggi ci troviamo con una regione la cui popolazione è scesa sotto i 300 mila abitanti. E se tanto si parla di un ritorno a quei paesi che rischiano di spopolarsi sempre di più, il tasso dei giovani che continuano ad andare via rimane alto. Scelte che hanno pesato non solo in termini demografici, ma anche sul territorio che ha visto sempre di più una diminuzione di servizi, anche essenziali come quelli sanitari.

Il primario del Pronto Soccorso dell’ospedale Veneziale di Isernia, Lucio Pastore analizzando il calo demografico che ha interessato la nostra regione, ha commentato che si è arrivati a questo per scelte imposte dall’alto, di un modello economico, politico e sociale assistito, che permettesse di controllare il territorio. “Questo modello si è basato sul trasferimento di risorse dal centro alla periferia, controllato da referenti politici. Questi referenti hanno fatto le scelte di sviluppo essenzialmente per creare clientele. Hanno deciso di moltiplicare ospedali, apparati burocratici, industrie assistite, infrastrutture senza finalità reali, solo per essere intermediari dell’uso dei capitali venuti dal centro e creare clientele. Non è esistita una visione per creare qualcosa che potesse valorizzare le caratteristiche territoriali, sviluppare le competenze presenti per un modello solido, non precario e clientelare, di sviluppo socio-economico”.

In tutto questo, secondo il medico, quello che è rimasto è una mentalità da clientela profonda che cerca, comunque, un referente, anche in questo cumulo di macerie.

“Il disastro sanità che stiamo vedendo, – ha aggiunto Pastore – ha messo a nudo l’inconsistenza di tutta l’attuale classe politica. C’è bisogno di aria pulita e di una vera rivoluzione culturale affinché si possa invertire la tendenza al decadimento. Siamo in attesa di Godot e speriamo che questo arrivi prima di scendere sotto i 200.000 abitanti”.