È noto che il Molise abbia un tristissimo primato nazionale per le interruzioni di gravidanza in cui, da anni, l’unico a praticarle è il dott. Michele Mariano. Un dato allarmante, non solo in termini di garanzia di un servizio sanitario, ma che la dice lunga sulle dinamiche regionali in materia di legge 194 e sue applicazioni.

Il prossimo 28 maggio, sarà l’ultimo giorno lavorativo del dott. Mariano in quanto verrà posto in quiescenza pensionistica. L’azienda sanitaria regionale con delibera n. 375 del 09 aprile 2021, ha pubblicato un avviso per assumere a “tempo determinato” un ginecologo “non obiettore di coscienza”. È certo che “l’obiezione di coscienza” è un requisito etico che deve sussistere solo al momento della sottoscrizione del contratto di assunzione e legittimamente revocabile un attimo dopo la stessa.

Il Molise rischia di essere l’unica regione in cui la legge dello Stato verrà totalmente disattesa.

Giova ricordare che il dottor Michele Mariano dirige il “Centro regionale per la procreazione responsabile, la contraccezione e le malattie sessualmente trasmesse”, al primo piano dell’ospedale Cardarelli di Campobasso, ma nel reparto di Ginecologia non ha mai messo piede pur avendolo diretto dal 2007 al 2009 come “facente funzioni”, quando fu affidato in convenzione all’attuale Gemelli S.p.A. per decisione della giunta regionale guidata da Michele Iorio.

Ben sappiamo che la puntuale applicazione di tale legge subisce rilevanti limitazioni in tutta Italia: la percentuale di ginecologi obiettori è altissima, al punto tale da ostacolare spesso la possibilità di vedere riconosciuto il diritto di tante le donne. In base alla relazione del ministro della Salute trasmessa al Parlamento il 9 giugno 2020 (periodo di riferimento 2018), risulta che in Molise la percentuale dei ginecologi obiettori è pari al 92,3%, ossia la più alta d’Italia. Un primato che va a braccetto con l’altrettanto unica separazione tra il Reparto di Ginecologia e il “Centro regionale per la procreazione responsabile, la contraccezione e le malattie sessualmente trasmesse” diretto, appunto, dal dottor Mariano, e da lui solo, nonostante vi sia anche un’altra persona, reclutata in base alla legge 194, ma ormai prossima alla pensione, che però non è mai entrata in relazione con lo stesso.

La situazione appare, dunque, inquietante e ben si comprendono i risvolti pericolosi che si potrebbero generare.
Abortire nel pubblico, in Molise, è difficoltoso oggi e potrebbe diventare pressoché impossibile dopo il 28 maggio con il rischio che, le donne che non potranno effettuare l’aborto privatamente (rivolgendosi a ginecologi in regime di libera professione e quindi a pagamento nel pomeriggio, in ambulatorio privato) si trovino in una situazione drammatica.

Questo cosa comporta?

Che l’aborto non sarà più un diritto accessibile a tutti, come vuole la legge, ma solo a chi può pagare. Nel 2016 il Consiglio d’Europa, su ricorso della Cgil, ha richiamato l’Italia sia per le difficoltà di applicazione della legge sia per la “discriminazione” nei confronti del personale sanitario non obiettore. L’anno dopo ha fatto lo stesso il comitato dei diritti umani dell’Onu, sottolineando come questi ostacoli portino a un aumento degli aborti clandestini. Con i suoi rischi e le sue tragedie.

E dopo 43 anni, le donne incontrano ancora molti ostacoli e in Molise si paventa una situazione di pericolo.
In considerazione di quanto descritto si richiede l’intervento tempestivo per il rispetto della legge, al netto di ogni riflessione etica e morale. In Molise è necessario dare attuazione della Legge 194 nella sua interezza, così come l’art. 2 deve trovare piena applicazione. In democrazia il bilanciamento dei diritti è un pilastro fondante: rispetto e tutela per la scelta morale e etica dei medici, ma deve essere parimenti tutelato il diritto di tutte le donne. Intervenite, dunque, urgentemente per garantire il rispetto e la piena applicazione di una legge laica e democratica, anche qui in Molise.

Non torniamo al buio.