di M.I.

Nonostante il periodo di crisi economica e sociale legata alla pandemia al termine dei primi tre mesi del 2021, a livello nazionale il numero di start up innovative iscritte alla sezione speciale del Registro delle Imprese è pari a 12.561, in aumento di 662 unità (+5,6%) rispetto al trimestre precedente. Un dato che disegna la voglia di ripartire e in particolare nei settori che forniscono i servizi alle imprese (74,7%) – produzione di software e consulenza informatica, attività di R&S, attività dei servizi di informazione – che operano nel manifatturiero (17%) e nel commercio (3%).
Quello che poi emerge dall’analisi di Unioncamere è che il 12,9% del totale nelle compagini sociali hanno una prevalenza femminile, dunque le cariche amministrative sono detenute in maggioranza da donne. Le start up innovative a prevalenza giovanile (under 35) sono 2.185, il 17,4% del totale, invece quelle con una compagine sociale a prevalenza straniera sono il 3,7% del totale.
Analizzando la distribuzione geografica del fenomeno la Lombardia rimane la regione in cui è localizzato il maggior numero di start up innovative. In coda alla classifica risulta il Molise con 77 start up innovative (0,6%) seguita solo dalla Valle D’Aosta con 19 (0,2%).

La nostra regione dunque, resta ancora troppo indietro rispetto a una possibilità occupazionale che potrebbe aiutare a ridurre la disoccupazione giovanile – e non solo – insieme all’esclusione sociale e stimolare la creazione di nuove attività lavorative. Quello che potrebbe scoraggiare a intraprendere un percorso di autoimprenditorialità, anche in Molise, potrebbe essere associato alla mancanza delle risorse necessarie e di esperienza, ma anche dalla mancanza di stimoli e di opportunità che dovrebbero partire anche dalla politica. Azioni che possono favorire un tessuto economico che aiuti la crescita e la competitività e migliorare il sistema dei finanziamenti che può portare all’avvio di nuove start up innovative.