di M.I.

Nel piano del Governo le scuole potranno riprendere le attività didattiche in presenza in zona gialla e arancione al 100% e in zona rossa solo le scuole secondarie di secondo grado dovranno limitarsi alle lezioni in presenza al 50%. E così per rendere sicuro l’ultimo periodo di questo anno scolastico l’esecutivo sta pensando di adottare test da sottoporre agli studenti per monitorare il covid. L’idea è quella di spingere sui test salivari che però ancora non hanno ottenuto il lasciapassare dal Ministero della Salute. Quello che è necessario per un rientro in classe in sicurezza è senza dubbio un monitoraggio degli studenti per consentire di terminate l’anno in presenza. “Se i tamponi salivari dessero dei dati attendibili – ha commentato il presidente ALI (Autonomie Locali Italiane) Matteo Ricci – potremmo accelerare i tempi e il meccanismo organizzativo sarebbe più semplice. Il monitoraggio – ha aggiunto – si può fare, le risorse ci sono. Nel Dl Sostegni, infatti, sono stati stanziati 150 milioni per gli screening. Ora il Governo decida la metodologia”.

Sulla questione delle riaperture delle scuole al 100% ci sono però divergenze di opinione. Per qualcuno infatti il ritorno in presenza “è come lanciare una bomba epidemiologica”. E a questo poi si unisce anche il problema dei trasporti, “dove non sempre le regole si rispettano”.

Dall’altro lato poi c’è chi sostiene che il ritorno alla didattica in presenza senza ulteriori interruzioni è importante per ritessere i legami e tornare alla socialità che molti hanno perso. Quello che però è fondamentale, come ha sottolineato anche il Rettore del Convitto Mario Pagano di Campobasso è la massima attenzione, perchè “il virus non si è fermato e sembra più insidioso perché purtroppo circola velocemente tra i giovani”.