di Miriam Iacovantuono

Un passo dopo l’altro e unendo un tassello alla volta il territorio e in particolare quelle aree che nel tempo hanno perso qualcosa, possono recuperare. Come in un mosaico, incastrando pezzi e soluzioni, si potrebbe riuscire a risanare quelle zone che hanno perso vigore e linfa vitale. A parlare di nuove soluzioni con metodologie partecipative o metodologie locali e di recupero è Federico Monica, architetto e Urban Planner che si occupa di processi di autocostruzione e materiali alternativi e di recupero.

Una delle soluzioni che può aiutare a prendersi cura dei propri luoghi e dei propri paesi e che allo stesso tempo è anche una forma di risparmio è la tradizione di costruzione in terra cruda che è molto in uso, per esempio nel vicino Abruzzo.

“La terra cruda è un materiale tradizionale, antico, che è stato abbandonato, perché la modernità era di costruire in mattoni e cemento, ma adesso sta ritornando perché ha dei vantaggi molto grossi. E questa riscoperta è estremamente interessante perché ha un potenziale anche turistico da un certo punto di vista, poiché ci sono dei borghi e delle zone che si sono mantenute e questa è una caratteristica spesso delle aree interne. E’ una fortuna da un certo punto di vista per questi luoghi marginali, poichè hanno mantenuto le strutture storiche, i centri storici e quindi hanno un patrimonio su cui investire”.

Si tratta quindi di lavorare per conservare il più possibile i centri storici, quei luoghi che hanno una tradizione da conservare. E lo si potrebbe fare anche con l’autocostruzione, partendo proprio dalla terra cruda. In questo ambito però la normativa in Italia è particolare, infatti ci sono dei limiti di legge. Ad ogni modo ci sono delle associazioni che lavorano con l’autocostruzione e quello che verrebbe fuori è per esempio una casa o un paese che si è messo a posto in maniera autonoma ed è sicuramente diverso dal fare un investimento e pagare qualcuno che lo realizzi. Una iniziativa, dunque, che potrebbe essere legata anche a delle attività partecipative.

“Si potrebbe organizzare un workshop per studenti in un paesino dove con iniziative di autocostruzione si insegna ai partecipanti le tecnologie tradizionali e poi con la pratica si mettono a posto degli edifici o gruppi di edifici. In questo modo si crea una risorsa per far riscoprire alcune aree e alcune zone del paese che altrimenti risultano marginali, perchè sono tagliate fuori dalle grandi direttrici e dai gradi centri di destinazione. Allo stesso tempo però si trasmette una competenza su materiali antichi che è importante sicuramente mantenere, anche perché una volta che si sono persi difficilmente possono essere recuperati e riutilizzati”.

Una buona pratica che si va ad aggiungere a tante iniziative che in altri luoghi hanno dato delle soluzioni e delle opportunità di sviluppo al territorio e che anche in Molise potrebbero garantire la sua unicità a cui si andrebbe ad aggiungere qualcosa in più.

“Lavorare con materiali locali può portare alla produzione artigianale o semi artigianali di alcuni prodotti che verranno sempre di più utilizzati. Una opportunità che da un lato è importante a livello ambientale e del recupero corretto dei luoghi e dall’altro può essere una opportunità sia per attività artigianali e sia per attività legate non a un turismo di massa o continuativo ma per quelle soluzioni per esempio di permanenza in albergo diffuso e workshop”.

Si punta quindi alla conoscenza dei materiali locali, delle tipologie di architettura locale che può dare per alcuni centri una svolta alla pari di quelle che sono le cose più conosciute come il turismo enogastronomico o i cammini che stanno diventando un elemento molto diffuso.

Quello che poi è altrettanto importante in territori marginali è sicuramente ispirarsi a buone pratiche messe in campo in altre zone e anche il fare rete che aiuta ad uscire da questa marginalità in una maniera condivisa con un’altra realtà simile.

“Reti tra realtà locali, associazioni che possono anche non condividere lo stesso territorio. Reti fra associazioni come le proloco di aree interne di diversi luoghi in Italia, perché questo permette davvero di scambiarsi esperienze e di avere anche un certo potere di capacità di fare sentire di più la propria voce ai livelli politici un po’ più alti. Può aiutare a far cambiare le cose perché dà una capacità di pensare anche in maniera più ampia”.

Gesti semplici da pensare e portare avanti come il recupero di ciò che offre la tradizione e il fare rete possono essere dei piccoli e solidi passi che aiutano un territorio che soffre di tante criticità a raggiungere uno sviluppo e una sostenibilità, ma anche un vigore necessari affinchè il suo cuore torni a pulsare forte.