di Antonio Di Monaco

Legami stretti tra politica e informazione, un concorso con vincitori già stabiliti e favori ad amici. Per i numerosi episodi emersi all’interno della maxi inchiesta che ruota attorno all’ex presidente della Regione Molise, Michele Iorio – da cui il nome di “Sistema Iorio” – per il quale il pubblico ministero, Francesco Santosuosso, dopo una dura requisitoria in Tribunale a Campobasso, ha chiesto 6 anni di reclusione. L’inchiesta principale partì dal contratto stipulato dalla società pubblica “Molise Acque” con l’editore della “Gazzetta del Molise”, Ignazio Annunziata (il pm ha chiesto per lui 12 anni di carcere, ndr) che, in cambio, avrebbe dovuto promuovere l’azienda. Dal filone principale dell’inchiesta ne sono poi scaturite altre. Le indagini furono chiuse nel 2014 e, secondo la Procura, l’editore Annunziata e Iorio, hanno portato avanti lo stesso “disegno criminoso” con il governatore che “compiva atti contrari ai doveri del suo ufficio, effettuando erogazioni economiche regionali al giornale. Decine di migliaia di euro per pubblicità e redazionali”.

Sempre relativamente ad Annunziata, dall’inchiesta è emerso che l’editore chiedeva denaro a diversi soggetti per evitare articoli denigratori. C’è poi la parte delle indagini sul concorso per più di duecento assunzioni alla Protezione Civile molisana, guidata all’epoca da Giuseppe Giarrusso. “Ci sono stati predesignati vincitori, peraltro accomunati a Iorio dalla stessa militanza politica – ha scritto la Procura – i quali garantirono propaganda politica per le elezioni del 2013 in cambio del compimento da parte del capo della Protezione Civile, Giuseppe Giarrusso, e in adempimento dei desiderata di Iorio, di atti contrari ai doveri d’ufficio”. Ci furono quindi, per i magistrati, “plurime violazioni di legge” nel concorso sia rispetto “all’ammissibilità dei partecipanti”, sia “nell’attribuzione dei punteggi”. “Addirittura – ha continuato la Procura – a un candidato fu anticipato il tenore delle domande della prova orale”. La stessa Protezione Civile è finita nell’inchiesta per la locazione dei ponti radio su cui viaggiavano le comunicazioni d’emergenza. Quei tralicci erano affittati alla Protezione civile dall’emittente Telemolise per oltre un milione di euro. Sotto la lente degli inquirenti anche gli atti compiuti dai vertici dell’Asrem, Molise Acque e Telemolise. L’accusa è che in cambio di una linea editoriale favorevole, l’ex governatore abbia favorito l’emittente “nell’elargizione di contributi”. I reati contestati, a vario titolo, sono corruzione, concussione, abuso d’ufficio, peculato, falsità materiale e ideologica, estorsione, violenza privata, bancarotta e ricettazione.

Di qui, le ulteriori richieste del pm Santosuosso di 5 anni per Angelo Percopo (ex direttore Asrem, difeso dall’avvocato Giuseppe Fazio); 4 anni e 6 mesi per Giorgio Marone; 4 anni a testa per la direttrice di Telemolise, Manuela Petescia e l’editore, Quintino Pallante; 3 anni e 6 mesi per Giarrusso Antonio Giuseppe (oggi al Comune di Campobasso). L’avvocato Arturo Messere ha annunciato che “nell’arringa ribalterà le tesi dell’accusa dimostrando che libertà di stampa non può essere confusa con la corruzione della linea editoriale”. Nella prossima udienza, fissata il 19 luglio prossimo, inizieranno ad essere ascoltate le difese degli imputati. L’udienza successiva si terrà il 29 settembre, mentre le sentenze sono attese per il 6 ottobre.