di Antonio Di Monaco

L’Ospedale “Cardarelli” di Campobasso, pur restando l’Hub di riferimento regionale per le patologie tempo-dipendenti, non ha un organico idoneo di specialisti e di infermieri in grado di soddisfare la richiesta di prestazioni proveniente dal territorio. È quanto emerge dall’incontro tra il presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri, Pino De Gregorio e i direttori responsabili e i facenti funzione delle Unità Operative di area medica chirurgia e servizi degli ospedali di Campobasso e Termoli. La carenza cronica di anestesisti – è stato evidenziato – compromette ogni giorno la realizzazione del programma chirurgico e lo smaltimento delle liste di attesa, che hanno subìto un ulteriore allungamento: i pochi specialisti tuttora in servizio sono occupati pressoché esclusivamente nell’assistenza dei pazienti Covid e in interventi di sola emergenza.

Resta, inoltre, il problema della riorganizzazione dei posti letto, necessaria per poter accogliere i pazienti affetti da Covid, ha determinato una loro riduzione soprattutto nei reparti chirurgici, con conseguente impossibilità di ricovero per interventi programmati e dell’attività diagnostica e terapeutica per pazienti non affetti da Covid. Tutto ciò aggravato dalla mancata autorizzazione a eseguire la diagnostica sierologica Sars-Cov-2 al di fuori del laboratorio dell’ospedale Cardarelli, come a esempio a Termoli. Ne è conseguito che, l’impossibilità di garantire prestazioni in tempi accettabili ha determinato un aumento della migrazione sanitaria “chirurgica” fuori regione con un calo degli interventi non urgenti tra il 60 e l’80%. Il sottodimensionamento degli organici in quasi tutti i reparti, poi, ha reso massacranti le condizioni di lavoro del personale in servizio con il blocco dei concorsi per direttori di Unità Operative che ha fatto il resto.

Per tutti questi motivi, il Consiglio dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri, promuoverà campagne di sensibilizzazione della popolazione per “rimarcare la differenza tra organizzazione ed erogazione delle cure e rassicurarla sulla validità delle scelte terapeutiche operate dai professionisti della salute, anche e soprattutto in queste drammatiche circostanze, e ristabilire quel clima di fiducia indispensabile nella relazione di cura”.