di Antonio Di Monaco

Vita dura per gli specializzandi in Medicina e Chirurgia in Molise. Con 7mila borse di studio a disposizione in Italia, solo sei vengono assegnate al Molise nonostante l’Università riesca ad offrire più di dieci percorsi formativi specialistici. Le altre Regioni, invece, investono soldi propri sulle borse di studio, in particolare prevedendo contributi all’Università per attivare contratti di formazione specialistica, quindi riuscendo a intercettare un maggior numero di specializzandi, per formarli e farli lavorare. Va da sé che un ragazzo molisano è incentivato a formarsi in altre regioni e difficilmente tornerà.

In cifre, ogni anno ci sono 75 ragazzi che si laureano in Medicina e Chirurgia e quasi tutti non restano in Molise. Per porre un argine a questa “emorragia”, sarebbe opportuno potenziare le scuole di specializzazione post laurea in professioni sanitarie, attivando borse studio di specializzazione che riescano a formare i ragazzi in Molise e a farli lavorare subito. Soprattutto in questo periodo di pandemia, considerando che c’è bisogno di personale nei reparti.

La Regione, quindi, deve garantire risorse per le borse studio di specializzazione, destinandole ai ragazzi che si sono laureati in Molise e vogliono rimanerci. Infatti, il decreto ministeriale 105/2014 prevede che “le Università sedi di Scuole di specializzazione possono attivare, in aggiunta ai contratti di formazione specialistica finanziati con risorse statali, ulteriori contratti di pari importo e durata con risorse derivanti da donazioni o finanziamenti di enti pubblici o privati”. Quindi, rispetto ai contratti aggiuntivi e in possesso di requisiti specifici, è possibile circoscrivere l’erogazione della borsa ai medici residenti in Molise o ai laureati che hanno svolto percorsi formativi all’Università del Molise. Se tutto ciò si realizzasse, si sopperirebbe alle croniche carenze di organico delle strutture ospedaliere regionali, la facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università del Molise sarebbe maggiormente attrattiva e si migliorerebbe la qualità dei servizi sanitari erogati.