di Antonio Di Monaco

Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, già nel discorso per ottenere la fiducia al Senato lo scorso febbraio, aveva citato espressamente i consultori familiari sottolineando che “da troppo tempo ormai sono depotenziati per numero e presenza di personale”, ma si partirà anche da queste strutture per “rafforzare e ridisegnare la sanità territoriale”. Ed è proprio così perché, a 43 anni dall’approvazione della legge 194, i consultori risultano snaturati, impoveriti, boicottati, abbandonati, smantellati e sopravvivendo a stento dopo essere finiti nel mirino dei tagli della sanità pubblica e schiacciati dalla drastica riduzione del personale.

Il Molise, naturalmente, non fa eccezione tanto che conquista la maglia nera insieme con Lombardia, Trentino Alto-Adige e Friuli che contano meno di un consultorio pubblico per 10mila donne tra i 15-49 anni. Se a questo si aggiunge che, secondo la legge numero 34 del 1996 dovrebbe esserci un consultorio familiare ogni 20mila abitanti, il quadro desolante è completo. Infatti, in Molise i consultori Asrem – come riportato sul sito istituzionale dell’azienda sanitaria – sono presenti a Campobasso, Isernia, Termoli, Bojano, Larino, Agnone e Venafro a fronte di poco più di 300mila abitanti complessivi e con un territorio prevalentemente montuoso. Gli operatori, poi, sono spesso costretti a ruotare su più strutture e, se mancano, può capitare che il consultorio intero chiuda. La colpa è soprattutto della mancanza di turnover, che di fatto non ha permesso a chi va in pensione di essere sostituito.

Ne conseguono sempre meno servizi per gli utenti e liste di attesa sempre più lunghe con le donne che non utilizzano più i consultori e sono costrette a rivolgersi al privato. Eppure, queste strutture partirono come una straordinaria esperienza socio-sanitaria e luoghi d’incontro e di dibattito delle donne per le donne. I professionisti, come ginecologi, psicologi, assistenti sociali, pediatri, le prendevano in carico ed educavano alla prevenzione i più giovani. Erano sempre aperti, come veri spazi di accoglienza e assistenza alla famiglia e alla maternità. Il consultorio familiare ha assunto inoltre un ruolo centrale nell’ambito della tutela sociale della maternità e dell’interruzione volontaria della gravidanza. Infatti, la legge 194, oggi messa a dura prova dai medici obiettori, affida ai consultori il compito di garantire la possibilità di abortire.

Negli ultimi tempi, però, in Molise una buona notizia per i consultori c’è stata. Alla struttura di Termoli, a rischio chiusura e per la quale si sono mobilitate le donne Democratiche con una raccolta di firme, sono stati assegnati 17 professionisti, con la presenza anche di una genetista, di un avvocato e di un veterinario, figure nuove e innovative all’interno del Consultorio da parte del direttore del distretto socio sanitario Asrem di Termoli, Giovanni Giorgetta, che ha voluto ampliare l’offerta dei servizi. Ma ciò non toglie che il consultorio resti una specie in via di estinzione da difendere per fare in modo che, questo spazio dedicato alla prevenzione e alla tutela della salute delle donne, torni ad essere un luogo di partecipazione dove le donne possono prendere parola, proporre e agire.