di Antonio Di Monaco

Nella sua prima dichiarazione pubblica in Molise nelle vesti di commissario ad acta per la sanità, Flori Degrassi aveva affermato che bisogna rendere la regione più attrattiva da questo punto di vista. I numeri, infatti, le danno ragione perché, secondo l’Indice di perfomance sanitaria dell’Istituto Demoskopika per il 2019, la sanità molisana detiene il record nazionale dell’indice di fuga con il 29% dei cittadini che si reca fuori regione per ricoveri ed esami specialistici contro la media nazionale del 9%. Le cause di questo poco invidiabile primato sono molteplici, a cominciare dal Piano di Rientro iniziato 14 anni fa che ha prodotto lo stop alle assunzioni, le limitazioni agli investimenti, l’allungamento delle liste di attesa con un personale insufficiente numericamente e anche sempre più vecchio: nel 2017 (ultimo dato disponibile) il 78% del personale Asrem aveva da 50 anni di età in su.

La propensione della popolazione ad allontanarsi dalla propria Regione per usufruire delle prestazioni richieste, è calcolato come rapporto fra il numero di dimissioni di pazienti residenti nella Regione, effettuate nel resto del territorio nazionale ed il totale dei ricoveri di residenti nella Regione effettuati su tutto il territorio nazionale; sono esclusi dal calcolo i cittadini stranieri e di nazionalità sconosciuta. Tuttavia, resta difficile quantificare i costi sostenuti da pazienti e familiari per gli spostamenti, così come stimare sia i costi indiretti (assenze dal lavoro di familiari, permessi retribuiti), sia quelli conseguenti alla mancata esigibilità delle prestazioni territoriali e socio-sanitarie. Diritti che appartengono alla vita quotidiana delle persone e non alla occasionalità di una prestazione ospedaliera. È infatti del tutto evidente che la migrazione sanitaria potrebbe dipendere da inadeguata copertura dei bisogni nella regione di residenza, sia perché ora non sono soddisfatti in modo adeguato, sia perché non lo sono stati in passato e ciò ha prodotto persistente sfiducia verso i sistemi sanitari locali, anche in presenza di una loro evoluzione positiva.

Di contro, sono sei le regioni che attraggono il maggior numero di pazienti, ovviamente anche molisani: Lombardia, Emilia Romagna, Lazio, Toscana, Veneto e Piemonte. Ragion per cui, al fine di fermare l’escalation dei cosiddetti “viaggi della speranza”, bisogna attuare – come ha rilevato il commissario Degrassi – interventi radicali per fare in modo che l’offerta sanitaria sia consona alla domanda. Attualmente la richiesta dell’utenza non è soddisfatta ed è necessario accorciare il divario esistente con l’offerta. Di conseguenza, è urgente aumentare i servizi ed il numero di prestazioni sanitarie. Bisogna mettere in campo tutte le azioni necessarie sul piano economico ed organizzativo, per garantire un’implementazione dell’offerta con l’obiettivo prioritario dell’abbattimento delle liste d’attesa.