di Antonio Di Monaco

A causa del blocco del turnover, almeno fino a giugno 2019 con il decreto Calabria diventato legge, il personale della sanità pubblica molisana è sempre più vecchio. Nel 2017 (ultimo dato disponibile) il 78% del personale Asrem aveva da 50 anni di età in su. Per avere maggiore contezza del fenomeno, basta prendere in esame la categoria degli infermieri. Per quanto la laurea triennale nella classe delle Scienze infermieristiche e ostetriche sia tra quelle che fanno trovare lavoro più facilmente, la maggioranza di coloro che acquisiscono tale titolo trova lavoro, a un anno dalla laurea, nel settore privato. I dati AlmaLaurea (anno di rilevazione 2017) parlano chiaro: nel settore privato si è inserito il 66,8% dei laureati triennali, nel settore pubblico il 24,4% e nel no-profit l’8,6%.

Nel Molise, poi, la lentezza delle procedure di reclutamento fa il resto. Secondo il piano dei fabbisogni assunzionali, già dal 2019 era chiaro che gli ospedali della regione avessero bisogno di almeno 6 anestesisti. A maggio dello stesso anno, con delibera del Direttore Generale dell’Asrem, è stato pubblicato il relativo bando, ma la procedura concorsuale è terminata solo a marzo del 2020. Nel frattempo, i medici che avevano partecipato alla selezione hanno trovato impiego in strutture sanitarie di fuori regione proprio per il tempo eccessivo per la nomina del componente della commissione valutatrice di competenza di Palazzo Vitale (gli altri due toccano all’Asrem).

Eppure, grazie alle norme inserite nel decreto Calabria, sono stati rivisti i limiti di spesa di tutte le regioni per il personale rendendoli più flessibili e, dal 2021, incrementandoli attraverso la destinazione di un importo pari al 5% dell’incremento del Fondo sanitario regionale rispetto all’esercizio precedente. Ma, cosa ancor più importante, per le Regioni in Piano di rientro, come il Molise, un emendamento approvato in Commissione Affari sociali elimina l’automatismo della sanzione del blocco del turnover nel caso di persistenza del disavanzo. Nonostante questo, il problema dell’anzianità anagrafica del personale resta e, unito alle carenze di organico, costringe questi lavoratori a turni di lavoro massacranti che possono mettere a rischio la loro salute e quella dei pazienti.