La presenza delle varianti inglese, sudafricana e brasiliana in sette Paesi europei, compresa l’Italia, sta facendo aumentare il rischio di ricovero ospedaliero anche tra i più giovani. Lo ha sottolineato una ricerca, i cui dati sono stati pubblicati su “Eurosurveillance”, la rivista scientifica online del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc). L’attenzione degli epidemiologi che hanno condotto lo studio, infatti, si è voluta concentrare sulle tre varianti del virus Sars-CoV-2 più diffuse in Europa e ha indicato nello specifico che tutte, seppur in misura diversa, stanno contribuendo a rendere più vulnerabile la popolazione, anche quella meno anziana. Secondo gli esperti, infatti, la diffusione delle varianti inglese (B.1.1.7), sudafricana (B.1.351) e brasiliana (P.1), in tutte le fasce d’età, da 0-19 anni agli over 80, sta contribuendo ad aumentare la pressione sulle strutture ospedaliere, in particolare nei giovani, e questa situazione rappresenta una ragione in più, si legge nello studio, per “raggiungere rapidamente livelli elevati di copertura vaccinale”.

In tutti i Paesi presi in esame, la variante inglese è risultata essere la più diffusa ed è stata identificata in 3.730 bambini e ragazzi fra gli 0 e i 19 anni, pari al 19,4% dei casi, in 6.005 giovani adulti fra 20 e 39 anni (31,3%) e in 6.151 adulti fra 40 e 59 anni (32,0%). Meno incidenza e quindi numeri più bassi, è emersa dai dati relativi alle fasce d’ età più avanzate: 2.538 casi in quella fra 60 e 79 anni (13,2% del totale) e 783 negli over 80 (4,1%). Secondo gli studiosi, il rischio di ricovero è risultato tre volte maggiore nella fascia 20-39 anni e 2,3 volte più alto in quella 40-59 anni. Per le altre due varianti, invece, i dati si sono rivelati meno allarmanti, con percentuali differenti nelle diverse fasce d’età. La variante sudafricana, ad esempio, è più comune nelle fasce d’età 20-29 anni (147 casi, 33,7%), e 40 e 59 anni (139, 31,9%), poi in quella 60-79 anni (62, 14,2%), mentre nei giovanissimi fra zero e 19 anni (60, 13,8%) e infine negli over 80 (28, 6,4%) molto meno. A causa di questa variante il rischio di ricovero è stato rilevato pari a 3,5 e 3,6 volte maggiore per i gruppi d’età tra i 40 ed i 59 anni e tra 60 e 79 anni. Infine, la variante brasiliana è stata rilevata soprattutto nella fascia 40-59 anni (107 casi, 30,4%) e da 0 a 19 anni (79, 22,4%), meno nelle fasce d’età 20-29 (66 casi, 18,8%), 60-79 (58, 16,5%) e over 80 (42, 11,9%). In questo caso, il rischio di ricovero è aumentato fra 3 e 3,1 volte nei gruppi d’età 20-39 anni, 40-59 e 60-79.