di M.I.

La solidarietà tra ristoratori non ha fatto torto a nessuno. Ed è successo a Torino dove, come si legge su Repubblica, nel Quadrilatero Romano del capoluogo piemontese, uno dei quartieri della movida serale, qualcuno dei ristoratori ha scelto di “cedere” posti all’aperto “perché noi siamo fortunati – spiegano dalle Panzerotterie Zero Otto – ma chi non lo è rischia di non poter lavorare. Speriamo magari che anche altri facciano lo stesso”.
Una solidarietà o un’occasione che però è mancata nella nostra regione. Nella prima settimana di riapertura per i ristoratori, che secondo la normativa possono servire i clienti solo negli spazi esterni, sono diversi quelli che non hanno potuto lavorare.

A questa criticità poi si unisce quella dei bar che se non hanno spazi all’aperto non possono servire i clienti al bancone. Infatti, un bar che dispone di tavoli all’esterno può servire i clienti – massimo quattro persone per tavolo – fino alle 22 e alle 18 deve interrompere il servizio da asporto. Quello che resta vietato è il servizio al bancone, infatti la consumazione deve avvenire esclusivamente al tavolo.

Sono queste le misure che devono servire per evitare e frenare il contagio, ma servire un caffè al banco sarebbe comunque gestibile anche da punto di vista delle misure igienico sanitarie e delle distanze, che evidentemente non ci sono state tra tutti quei tifosi che nella giornata di domenica si sono riversati in strada, anche a Campobasso, per festeggiare lo scudetto dell’Inter. Due pesi e due misure. E il pensiero di Marco Barbieri, Segretario Generale di Confcommercio Milano, accomuna diversi gestori di bar e ristoranti. “Bar e ristoranti non possono aprire i loro locali, pur garantendo distanziamento e sanificazione, ma gli viene concesso il solo utilizzo dello spazio esterno. Parchi e piazze invece posso riempirsi in modo incontrollato e senza alcuna precauzione sanitaria”.