di Antonio Di Monaco

Via l’indice Rt con l’inserimento delle regioni nelle zone-colore basato principalmente su incidenza e occupazione dei posti letto. La proposta delle Regioni per la revisione del sistema di indicatori usato nel monitoraggio settimanale mira a rendere più semplice il lavoro della Cabina di regia. Ne hanno discusso nelle ultime ore i presidenti con i ministri della Salute, Roberto Speranza e agli Affari Regionali, Mariastella Gelmini e con i tecnici.

Riguardo agli indicatori decisionali si prospetta l’ingresso in zona rossa di chi ha un’incidenza settimanale superiore ai 250 casi per 100mila abitanti (come avviene già adesso). In arancione si andrebbe se i casi sono tra 150 e 249 per 100mila abitanti e appunto i valori dell’occupazione dei letti inferiori a quelli appena descritti. Da metà giugno per chi è in questo colore si valuta anche l’occupazione dei posti letto da parte dei pazienti Covid. Se quella di terapie intensive e reparti internistici è superiore rispettivamente al 30 e al 40% del totale scatta il rosso. Se è inferiore al 20 e al 30% si va invece in giallo. In area gialla comunque si entra con l’incidenza tra 50 e 149. In zona bianca si entra, come oggi se si hanno meno di 50 casi settimanali per 100mila abitanti.

Per calcolare l’incidenza si dovrà progressivamente arrivare a uno standard minimo di tamponi per 100mila abitanti, in rapporto allo scenario epidemiologico: in zona rossa un minimo di 500 tamponi, in arancione il minimo è 250, in gialla se ne effettuano almeno 150. In bianca almeno 100. Questo per evitare che si tenda a fare meno test per avere meno diagnosi. Le fasce di rischio gialla e arancione potrebbero essere ancora collegate al rischio epidemiologico come emerge dai 21 indicatori utilizzati fino ad ora ma si tratta di un’ipotesi da approfondire. Come si vede non è più l’Rt sintomatico a guidare la valutazione dello scenario nel quale inserire le Regioni e anche il rischio potrebbe restare residuale oppure addirittura sparire.

Le Regioni hanno poi affrontato la riforma del monitoraggio settimanale. Sarà “articolato in più indicatori anche di allerta precoce”, e tra questi potrebbero esserci sia l’Rt calcolato sui sintomatici che quello calcolato sui contagi. Ma lo strumento non serve a dare classificazioni, ma a permettere di adottare “misure di mitigazione e contenimento per prevenire l’evoluzione verso l’area rossa”.

Per Speranza, “il modello adottato in questi mesi ha funzionato e ci ha consentito di affrontare la seconda e terza ondata senza un lockdown generalizzato, ma con specifiche misure territoriali. Ora, nella nuova fase, caratterizzata dal forte avanzamento della campagna di vaccinazione e dai miglioramenti dovuto alle misure adottate, lavoriamo con l’Istituto superiore di sanità e con le Regioni per adeguare il modello immaginando una maggiore centralità di indicatori quali l’incidenza e il sovraccarico dei servizi ospedalieri. Siamo impegnati a salvaguardare l’uso di sistemi di allerta precoci – ha sottolineato – che possano consentire interventi adeguati e tempestivi sempre differenziando tra diversi territori”.