di Antonio Di Monaco

Dal 1° marzo è partito il servizio di telemedicina all’ospedale Pascale di Napoli e, la prima paziente on line, è stata una donna molisana di Cercemaggiore. Questo da solo basterebbe per dare l’input decisivo affinché anche in Molise siano rimodulate le modalità di erogazione dei servizi, specialmente in questo periodo di pandemia. Ma l’ultimo segnale in questo senso risale all’ottobre 2019 quando, nella sede della giunta regionale a Campobasso, fu annunciato – e morta lì – l’acquisto di tre robot destinati allo scopo da parte del governatore, Donato Toma e i vertici dell’Asrem. Poi, nonostante l’arrivo della pandemia che avrebbe dovuto assicurare modelli di cura ed assistenziali in grado seguire a distanza non solo i pazienti Covid, ma anche per assicurare, a livello generale, l’accesso alle cure a tutti gli altri pazienti, in particolare se fragili, cronici e soggetti a trattamenti di lungo periodo. Associazioni mediche e di pazienti hanno fin dall’inizio evidenziato come, in mancanza di soluzioni di telemedicina, questa situazione possa determinare conseguenze sulla salute anche più drammatiche di quelle causate dall’epidemia.

In questo contesto, la priorità sarebbe riuscire rapidamente ad erogare in telemedicina le stesse prestazioni che venivano assicurate prima del Covid. Infatti, dopo un primo periodo durante il quale le Regioni hanno emanato delibere autonome per la regolamentazione dei servizi, alla fine del 2020, è stato approvato, da parte della Conferenza Stato-Regioni, il documento del ministero della Salute “Indicazioni per l’erogazione delle prestazioni in telemedicina”, che definisce regole uniformi e stabilisce, fra l’altro, come possano essere erogate in televista prestazioni ambulatoriali a pazienti già inseriti in un percorso di cura nel caso in cui non sia necessario un esame fisico del paziente e come le prestazioni in telemedicina possano essere rendicontate e tariffate secondo le stesse condizioni delle prestazioni erogate in presenza.

Dunque, il contesto normativo entro cui muoversi c’è, ma ancora non è stato tradotto in azioni concrete, tanto che l’Ordine dei Medici di Isernia – solo poche settimane fa – ha ribadito che la telemedicina è una svolta, in particolare per territori come quello molisano, caratterizzato da tanti piccoli paesi montani isolati e da infrastrutture stradali disastrate. L’idea “è di attivare piattaforme telematiche che consentano di collegarsi direttamente con il paziente. I vantaggi sarebbero enormi. La telemedicina può dare tanto in termini di prevenzione delle malattie consentendo di riorganizzare i servizi sul territorio in maniera più razionale, anche da un punto di vista economico”. Un aiuto in questo senso potrebbe arrivare presentando progetti per ottenere fondi statali o comunitari, come quelli dedicati alle aree interne o, ancora, quelli stanziati dall’Unione europea attraverso il Recovery Plan (Piano nazionale di ripresa e resilienza) che, almeno sulla carta, dovrebbe riservare maggiore attenzione al Sud e alla sanità.