di Antonio Di Monaco

Una soluzione-ponte per prendere tempo, ma che lascia ancora aperti diversi problemi. L’Asrem, con la deliberazione numero 495 dello scorso 14 maggio a firma del direttore generale, Oreste Florenzano, ha deciso per il “trattenimento in servizio” del dottor Michele Mariano, ginecologo non obiettore di coscienza, nonché l’unico a praticare le interruzioni di gravidanza in Molise, fino al prossimo 31 luglio. Lo stesso Mariano, considerando che il prossimo 28 maggio avrebbe maturato i requisiti per la pensione, aveva confidato ad OFF “di aver chiesto all’azienda sanitaria di restare in qualità di libero professionista o dipendente ma, in ogni caso, toccherà a loro trovare la formula più giusta”. Leggendo bene la deliberazione, nessuna delle due cose è avvenuta perché la stessa si inserisce “nelle more dell’espletamento dell’avviso pubblico e della nuova procedura concorsuale per l’assunzione a tempo indeterminato di un dirigente medico specializzato in Ginecologia e Ostetricia” e scaturisce dalla “grave carenza di dirigenti medici con tale specializzazione”, oltre che dal “perdurare dello stato di emergenza da Covid 19, per garantire la continuità assistenziale”.

Le ultime due sono circostanze oggettive, mentre la prima, ovvero l’espletamento dell’avviso pubblico (indetto lo scorso 4 aprile) di cui è in fase di definizione la prova concorsuale, non ha tempi stabiliti e potrebbe anche concludersi dopo il prossimo 31 luglio. Se così fosse, sarebbe auspicabile che l’Asrem venisse incontro alle richieste del dottor Mariano di restare quale libero professionista con una specifica formula contrattuale considerando l’incertezza sull’esito della selezione pubblica.

Una questione che resta comunque molto spinosa in termini di garanzia di un servizio sanitario che, con grande impegno e profonda coscienza, il dottor Mariano ha sempre garantito alle sue pazienti, pur essendo solo. Il Molise, infatti, ha il primato in Italia per la percentuale di ginecologi obiettori di coscienza che è pari al 92,3% in base alla relazione del ministro della Salute trasmessa al Parlamento il 9 giugno 2020 (periodo di riferimento 2018). Accanto a questo – ed è un altro caso unico in Italia – bisogna ricordare che il dottor Mariano dirige il “Centro regionale per la procreazione responsabile, la contraccezione e le malattie sessualmente trasmesse” all’ospedale Cardarelli di Campobasso. Ma, all’interno della struttura, lo specialista vive un continuo boicottaggio che può mettere a repentaglio la vita delle donne, come dimostra la separazione tra il Reparto di Ginecologia (dallo statuto di matrice cattolica della struttura cui è affidato in convenzione e che quindi non applica la legge 194, come da delibera di giunta regionale n. 1126 del 2008) e il centro da lui diretto. A 43 anni dall’entrata in vigore della legge 194, dunque, si rischia di non garantire pienamente un diritto che il popolo italiano, sia pure in maggioranza cattolico, ha chiesto e scelto con tutti gli strumenti che la democrazia gli ha messo a disposizione.