di Epoca Sibilla

Quando la maggioranza delle italiane e degli italiani si è dichiarata favorevole alla legalizzazione dell’aborto e alla legge 194 è stato subito chiaro che nel corso del tempo molti avrebbero lavorato per svuotarla dall’interno, sfruttandone le criticità. È questa la motivazione che ha visto così la nascita di comitati in difesa e applicazione della legge 194 che ha da sempre visto come punto fragile la questione dell’obiezione di coscienza. Un modus operandi in costante crescita, ancora oggi. Il Molise è una di quelle regioni che dell’obiezione di coscienza ne ha fatto virtù.

Una situazione sviscerata da OFF, che ha messo in luce la radicalizzazione dello scontro tra sostenitori e detrattori fino alle questioni recenti che hanno fatto da eco sia nella regione che a livello nazionale. L’avvocato Matteo Fallica, sostenitore da anni dei diritti civili, ha spiegato come “la gravità sociale è nelle stesse motivazioni che ha spinto movimenti negli anni ’70 a esigere la regolamentazione di quello che è un diritto civile: abbattere la clandestinità per quelle donne che non potevano permettersi la clinica privata. E pare surreale che oggi vi sia un progressivo ritorno al passato, negli ultimi anni vi è un aumento dell’aborto clandestino”. 

Si definisce una grave ingiustizia, così manifesta che è stata oggetto di attenzione dell’Associazione Progetto Endometriosi che si rivolge con una lettera ufficiale alla Consigliera di Parità della Regione Molise, Giuseppina Cennamo, per evidenziare una serie di carenze che toccano la sfera dei diritti alla salute e dei diritti delle donne, chiedendo di farsi portavoce per trovare urgentemente soluzioni. L’A.P.E. è andata oltre ricordando che il Molise è dotato di una legge a favore dell’endometriosi e mai messa in atto (come spesso accade, ndr). È stato così posto l’accento sulle gravi carenze che gravitano intorno al mondo femminile.

“Pur comprendendo il difficile momento storico che vive la sanità italiana e molisana, l’A.P.E. dopo un’attenta indagine, chiede così che vengano presi dalla Regione Molise provvedimenti urgenti, per: fare un’analisi dei monitoraggi a livello regionale e locale delle misure nazionali per la tutela dell’endometriosi (nello specifico LEA, PNC e registro regionale); avviare un’analisi dei monitoraggi rispetto alla legge regionale concernente le ‘disposizioni per la tutela delle donne affette da endometriosi’ approvata nel 2015 e ne renda pubblici i dati epidemiologici conformemente ai punti di tale decreto; riconoscere la medicina di genere come obiettivo strategico per la sanità pubblica della Regione Molise in attuazione del Piano Ministeriale per l’Applicazione e la Diffusione della Medicina di Genere, che rappresenta equità e appropriatezza dell’assistenza, nel pieno rispetto del diritto alla salute, in base all’articolo 32 della Costituzione”.

L’Associazione Progetto Endometriosi chiede inoltre che “la Regione garantisca un piano diagnostico terapeutico per l’endometriosi, adeguato per tutti i ginecologi operanti in Molise, nei consultori e nei medici di famiglia, e che tale piano preveda un’ adeguata attenzione anche rispetto della legge 194”. 

“Siamo tutti a favore della vita – spiega Annalisa Frassineti, Presidente di A.P.E. – ma crediamo sia altrettanto corretto applicare adeguatamente una legge complessa, e fare in modo che una fase dolorosissima della vita di una donna sia quantomeno possibile come libera scelta, e affrontata nel rispetto psicologico della paziente, così come nell’assenza di personali ideologie da parte degli operatori sanitari”.

L’A.P.E. sulla scorta della denuncia dell’avvocato Fallica chiede così che siano poste rapide soluzioni che ribadiscano fermamente il dovere della sanità pubblica di garantire l’accesso alle procedure per l’interruzione di gravidanza e alle adeguate cure, prevenzione e divulgazione sull’annosa patologia qual è l’endometriosi.