di Antonio Di Monaco

Il sangue è un elemento insostituibile per molte terapie salvavita per non parlare di interventi urgenti in cui sono fondamentali le trasfusioni di grandi quantità di emocomponenti. Tutelare la salute dei donatori è l’obiettivo imprescindibile per garantire il fabbisogno quotidiano di sangue ed emocomponenti. Infatti, senza l’apporto dei donatori di sangue sarebbe impossibile garantire servizi essenziali come le cure a malati oncologici, trapianti o anche le urgenze causate da incidenti sul lavoro o stradali. Bisogna anche considera che il donatore di sangue è configurabile come parte attiva del sistema sanitario – in deficit – del quale potrebbero essere scompensati molti livelli di sicurezza, ma soprattutto è un’attività classificata come essenziale (Lea), tanto da essere stata permessa fin da subito anche durante il lockdown. Nonostante questo, in Molise, gli operatori dell’Avis regionale che hanno assicurato la raccolta di sangue in Molise ed il suo trasporto ai Centri Trasfusionali ospedalieri, non sono stati ancora vaccinati nonostante le richieste ripetute all’Asrem dalla quale non hanno mai ricevuto risposta. Oltre ai donatori stessi, infatti, non bisogna dimenticare che nel settore lavorano anche gli operatori sanitari (medici e infermieri) e il personale amministrativo i quali, incontrando ogni giorno una grande quantità di persone, sono continuamente sottoposti al pericolo di contagio.

L’unico pronunciamento ufficiale è arrivato dalla Direzione generale della prevenzione sanitaria del Ministero della Salute che, con la circolare dello scorso 10 maggio, in virtù della “disponibilità aumentata delle dosi”, dà mandato a Regioni e Province Autonome di attivarsi per avviare le somministrazioni una volta completata la fase che coinvolge le categorie più a rischio. Nella medesima nota, come nelle due precedenti del 22 gennaio e del 24 marzo, si riconosce infatti il ruolo dei donatori periodici che, compiendo regolarmente il loro gesto solidaristico, assicurano la costante disponibilità di sangue e si punta anche l’attenzione sull’importanza di giungere preparati al prossimo periodo estivo in cui in genere si registra un calo delle donazioni, per lo svolgimento delle attività trasfusionali, obiettivo essenziale del Sistema Sanitario Nazionale. In più, l’Avis ha anche smentito la notizia secondo cui non si potrebbe donare il sangue dopo essere stati vaccinati, affermando che, invece, lo si può fare “basta che siano trascorse 48 ore dalla somministrazione. Se ci sono sintomi (febbre, dolore al braccio) occorre aspettare una settimana. Ma poi si può tranquillamente donare”. In vista della giornata mondiale del donatore di sangue, che ci sarà il prossimo 14 giugno, sarebbe bello e significativo che le vaccinazioni per questa categoria fossero sbloccati affinché possa continuare a garantire un servizio essenziale per la salute di tutti.