di Lucrezia Cicchese

Se i politici decidono le loro strategie sulla base dei consigli dei guru del marketing con l’obiettivo di massimizzare i propri consensi allora le considerazioni più tristi e preoccupanti che scaturiscono non riguardano loro ma i molisani. Difficile infatti pensare che i candidati non conoscano la situazione del proprio territorio, più facile immaginare che la loro furbizia li porti a scegliere quegli argomenti e punti di programma maggiormente in grado di aumentare i propri consensi. Dunque il problema non sono loro ma gli elettori sui quali evidentemente queste strategie fanno presa. Pertanto certe spettacolarizzazioni e cadute di tono del dibattito evidenziano che, se i politici non hanno sbagliato i loro calcoli, gli elettori guardano più al folclore che alla sostanza.

E si vedono così politici combattuti tra il realismo che ogni tanto affiora e le promesse più avventate. E se si dovessero rispolverare i programmi elettorali, al di là di molti spunti e proposte interessanti, sembrano dei libri dei sogni che mescolano slogan e traguardi ideali. In essi c’è poi un vizio che riguarda la copertura complessiva dal punto di vista del bilancio pubblico. E che in Molise, affar noto da anni.

Il dramma, in questo deserto, è che nessuno vuol scontentare il potenziale elettore e se il “gioco” può valere durante la campagna elettorale, dopo la mancata forza di saper prendere decisioni, anche impopolari, nuoce gravemente ai cittadini. Parafrasando Keynes che diceva che nel lungo periodo siamo tutti morti (frase che ricorda vagamente un “tutti dobbiamo morire”, ndr) potremmo dire che in Molise, nel lungo periodo, si è già caduti in uno stato comatoso.

La soluzione ci sarebbe e chissà se i futuri e potenziali candidati stiano già lavorando in tale direzione.