di E.S.

La valanga più rotola e più s’ingrossa, ma nel Molise il riferimento più immediato è al debito pregresso della sanità pubblica che ha toccato anche quota 600 milioni di euro nei primi anni Duemila. Nel bilancio regionale, l’intero comparto occupa più del 70% del budget a disposizione e, naturalmente, incide in modo notevole sull’equilibrio dei conti pubblici. Ma per cercare di risalire al punto in cui la valanga si è staccata, bisogna tornare al primo governo Prodi con ministro della Sanità, Rosy Bindi, in carica dal 1996 al 2000, che ha ripianato per intero i debiti del settore maturati dalle regioni. Da allora il Molise ha visto susseguirsi presidenti di Regione più orientati alla tutela della sanità privata.

Il covid, poi, ha acuito le problematiche tanto che nella giornata di ieri è tornato a sottolineare il degrado in cui versa il Pronto Soccorso di Isernia, Lucio Pastore.

“Negli anni, progressivamente, si è proceduto a smontare pezzo per pezzo il pronto soccorso di Isernia. Il mezzo che sta adottando la politica per dismettere la sanità pubblica è quello di tagliare il capitale umano. Un commissariamento che dura da 14 anni e con il relativo blocco delle assunzioni. Iorio, in pieno commissariamento, ha rottamato nel 2010 una intera generazione di medici e negli anni questa situazione perdura, nonostante la chiusura di ospedali e servizi, perché serve a foraggiare i privati convenzionati. Ora siamo al punto di svolta. Il pronto soccorso di Isernia non è più in grado di reggere ed anche i colleghi di Termoli hanno scritto una dura lettera di critica all’Asrem. Si stanno creando le condizioni per cedere i servizi ai privati convenzionati. Il Molise sta diventando una regione sperimentale per operare in toto sulla sanità privata. Il tutto è favorito dalla passività di una popolazione che non sa difendere un bene di tutti e da tutta la classe politica (tutti, ndr) che è soggetta agli interessi imprenditoriali”.